«Carabinieri torturatori»: non è vilipendio



BOLZANO. Per il manifesto diffuso in tutto l'Alto Adige in occasione dei 50 anni dalla cosiddetta «Notte dei fuochi» (che l'11 giugno 1961 diede il via alla stagione delle bombe anti italiane) non vi sarà probabilmente alcun procedimento penale. Come si ricorderà sui manifesti «1961-2011 Feuernacht Folternächte» («notte dei fuochi, notti di torture»), accanto alla parola «Folternächte» venne raffigurata una macchia di sangue con un cappello d'ordinanza dei carabinieri.

Un messaggio pesantissimo: i carabinieri nel loro complesso venivano indicati come torturatori. Gli esponenti del Südtiroler Freiheit Eva Klotz e Sven Knoll furono iscritto sul registro degli indagati con l'ipotesi di accusa di vilipendio. Nonostante l'autorizzazione a procedere fornita qualche settimana fa dal ministro di Grazia e Giustizia

Secondo il magistrato, infatti, il manifesto non configurerebbe il reato di vilipendio (nel senso di «tenere a vile» l'Arma dei carabinieri) ma di diffamazione, reato per il quale non è possibile procedere per mancanza di querela. Ora l'ultima parola spetta al giudice delle indagini preliminari.













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