Carispa: 912mila euro di multa agli ex vertici

Il vecchio cda, il collegio sindacale e l’ex dg condannati dalla Banca d’Italia I 19 funzionari destinatari del provvedimento pagheranno 48mila euro a testa


di Davide Pasquali


BOLZANO. L’ex direttore generale della Cassa di Risparmio, il vecchio consiglio di amministrazione (non più in carica) ed i membri dell’ex collegio sindacale sono stati sanzionati dalla Banca d’Italia per pesanti irregolarità. Tutti sono stati sanzionati alla stessa maniera e dovranno pagare 48 mila euro. Trattandosi di un provvedimento che riguarda 19 persone della vecchia gestione della Cassa di Risparmio, la sanzione pecuniaria complessiva arriva a 912 mila euro. Si tratta della chiusura dell’ispezione della Banca d’Italia (che ha potere di vigilanza e di sanzione) avviata nell’estate dello scorso anno e protrattasi sino al febbraio scorso. A conclusione dei controlli, dunque, gli ispettori della Banca d’Italia hanno contestato a tutto il vecchio consiglio di amministrazione, all’ex direttore generale e all’ex collegio sindacale una serie di gravi inadempienze, di errori e di sottovalutazioni. Dopo le contestazioni formali, gli interessati hanno avuto a disposizione 270 giorni per le contro deduzioni e le argomentazioni di difesa che però, a quanto pare, non sarebbe risultate convincenti. L’iter sanzionatorio infatti si è chiuso con una multa di 48 mila euro a testa a tutti 19 membri della vecchia amministrazione, ora completamente rinnovata e sostituita. Le sanzioni sono impugnabili con un ricorso al Tar e, successivamente, al Consiglio di Stato. Le scelte del vecchio consiglio di amministrazione della Cassa di Risparmio (ora sanzionato dalla Banca d’Italia) sono state al centro, come noto, anche di alcune verifiche di carattere penale. Un’indagine era stata avviata, infatti, dal procuratore capo Guido Rispoli (ora non più in servizio a Bolzano) a cui la stessa Banca d’Italia aveva inviato alcuni incartamenti ritenuti piuttosto allarmanti. L’alto magistrato aveva disposto accertamenti certosini affidandosi ancora una volta alla professionalità dei carabinieri dei Ros che avevano acquisito . L’indagine della Procura (che ebbe la piena collaborazione della Banca d’Italia) non fece però mai emergere alcuna ipotesi concreta di reato penale. Come detto la Banca d’Italia collaborò concretamente con l’allora procuratore mettendo a disposizione della Procura alcuni esperti con una considerazione di fondo: l'asticella della "moralità" di un amministratore non può essere posta all'altezza del reato penale. Le sanzioni pecuniarie decise ora dalla Banca d’Italia ne sono la conferma perché sono emersi criteri inadeguati per la concessione di finanziamenti rivelatisi senza adeguate garanzie. (ma.be.)

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