LA TESTIMONE

Carla Ferraris, la ragazza di via Fiume sotto le pallottole dei tedeschi in fuga  

Il secondo conflitto mondiale. Carla Ferraris, nata a Bolzano nel 1931, viveva nelle palazzine delle Poste. Racconta i tragici mesi di guerra. Quasi ottant’anni fa, con la sua famiglia, assistette agli scontri tra partigiani e le truppe germaniche in ritirata: «Un colpo sfondò il muro della cucina»


Maddalena Ansaloni


BOLZANO. «Buongiorno, chiamo per l’articolo uscito oggi su Iacopelli. Sì, Renato. Era il nostro vicino di casa, un mio compagno di scuola. Non lo vedo da allora, e vorrei riparlarci». La telefonata arriva una mattina, del tutto inaspettata. Dall’altro lato della cornetta c’è Carla Ferraris, nata a Bolzano nel 1931, cresciuta in via Fiume. Nel ’44, quando gli americani bombardavano l’Alto Adige, aveva 12 anni. Due in più di Iacopelli, l’ospite della casa di riposo Don Bosco che nelle scorse settimane ha raccontato al nostro giornale la vita dei bambini nei bunker di Gries, durante la seconda Guerra mondiale. Con la signora Ferraris si aggiunge un nuovo tassello: sono i ragazzi di via Fiume. Alcuni degli ultimi testimoni di un quartiere distrutto, in mezzo ad allarmi e nubi di polvere. Tra loro c’era anche Ada Vita, infermiera della Croce rossa scomparsa nel 2022 a 98 anni.

Il 3 maggio 1945, dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco, Bolzano fu teatro di scontri tra partigiani locali e truppe tedesche in ritirata. Sparatorie, uccisioni e rastrellamenti dalla zona industriale si propagarono in diverse zone della città. In via Fiume, dove l’asilo era stato occupato dai nazisti che lo utilizzavano come armeria, partirono diversi colpi. Uno, racconta la signora Ferraris al telefono, sfondò il muro della loro cucina. «Quel giorno aspettavamo che arrivassero gli americani. Ci fu una sparatoria nel nostro giroscale. Ma avrei tanto altro da raccontarvi», prosegue, «Venite a trovarmi?».

Via Fiume

Carla Ferraris ci fa accomodare intorno al tavolo del salone. Lei si siede sulla panca. Nella stanza risuonano brani di musica classica. Appoggiata sul tavolo c’è la pagina dell’intervista a Renato Iacopelli. «Ci siamo sentiti al telefono negli scorsi giorni», racconta. Abitavate nello stesso palazzo? «Nello stesso pianerottolo! In via Fiume c’erano le case delle poste. Eravamo tanti ragazzini, figli degli impiegati, che scorrazzavamo nella via. Ma mia madre non ci faceva giocare con il gruppo. Diceva che erano dei maleducati - sorride. - La mia famiglia viveva all’ultimo piano, al civico 2. Io e mio fratello ci affacciavamo a guardarli giocare. Poi ogni tanto scappavamo. Visto che non si poteva fare il bagno al Lido, a causa di alcune malattie della pelle, ricordo che avevamo deviato con i sassi il Talvera. Lì facevamo il bagno tutti insieme. Ah via Fiume era un bel posto - sospira - c’era il cinematografo, nella stanza del dopolavoro, dove mandavano i Ridolini. Poi avevamo i giardini, e nel palazzo l’orto e le galline».

L’intenso racconto rievoca immagini. Tra i ricordi dei giochi, di infanzia e spensieratezza, appare, di colpo la guerra; “vista” sui pattini a rotelle. «Io e mio fratello Romano ce li litigavamo - ride -. Con i pattini scendevamo lungo viale Venezia, perché era asfaltato, mentre in via Fiume c’era la terra. Una volta ci vide uno della Soda caostica», la soda caostica? «Sì, la Sod, Südtiroler Ordnungsdienst, la chiamavamo così. Ci portò a casa tirandoci per le orecchie. E diede anche una multa a mia madre perché non ci badava».

La guerra

Perché non potevate stare lì? «Era suonato l’allarme», risponde, e indica la foto sulla pagina di Renato nel bunker. «Noi - prosegue - non andavamo nei rifugi comuni. C’era la gente che dormiva per terra. Mia madre diceva che non voleva stare in quella miseria. Allora ci riparavamo nel bunker sotto casa. Un giorno una bomba sfondò un rifugio in via San Quirino. La strada si riempì di polvere, e mio padre corse ad aiutare i feriti. Ci furono dei morti, tra cui un ragazzino. La volta più triste per me fu però quando morì il mio compagno di scuola Timpone. Una bomba di “Pippo”, colpì la loro casa di notte, in via Principe Eugenio».

Come si conviveva con quella paura? «Noi ragazzi non ne avevamo tanta», spiega. Era quasi un gioco. «Mio padre raccontava le storie ai bambini nel rifugio, era molto bravo. Gli adulti sì, avevano paura - prosegue -. Mia nonna a Genova aveva assistito al primo grande bombardamento. Arrivò a Bolzano scioccata: raccontò che c’erano molti bambini che si erano nascosti nei tunnel, e nessuno sapeva di chi fossero. Allora aveva insistito perché noi girassimo con i documenti addosso. Mia madre ci fece fare le fedi di nascita, da portare al collo».

Il 3 maggio

Verso la fine della guerra Bolzano era quasi vuota. Molte famiglie si erano trasferite nelle valli per allontanarsi dai luoghi bersaglio dei bombardamenti. La famiglia Ferraris era rimasta in città. E assistette all’insurrezione. «Il 3 maggio sì, dove eravamo rimasti?», domanda Carla mentre maneggia alcune vecchie fotografie. Al proiettile... «Certo, vi ho detto che sfondò il muro tra la mia cucina e il bagno dei Iacopelli. Sentendo il colpo noi bambini ci affacciammo alla finestra, ma la mamma ci tirò dentro per le braccia». Chi aveva sparato? «Un ufficiale tedesco, con la sinistra, perché la mano destra era di legno, la copriva con un guanto nero», lo conoscevate? «Sì, era uno dell’armeria. Quel giorno salì nel nostro giroscale cercando due partigiani nascosti: Walter Zampolli e Antonio Menestrina. Li prese e li portò sul muretto. Poi però non gli fecero nulla, nel caos del momento si salvarono - prosegue il racconto -. Quel giorno ricordo che andai alla stazione con mia madre che aveva preparato del cibo e del thè, da portare ai militari italiani di ritorno dai campi di concentramento».

Poi la guerra finì davvero, anche per i bolzanini. Carla, che aveva frequentato lezioni private, fu tra i pochi scolari a fare l’esame di terza media. «Diventai maestra - racconta - e mi sposai con un tedesco, Josef Pittertschatscher». La casa in via Fiume? «C’è ancora», sorride, «Ci vive mio fratello Paolo».













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