Casa comune, cattolici divisi da Salghetti

Repetto: «Idea giusta». Di Puppo pronto: «Io ci sono». Costa contrario: «Restiamo nel Pd»


Davide Pasquali


BOLZANO. Per l'ex sindaco Salghetti destra e sinistra non rappresentano più i cattolici, ai quali servirebbe una nuova «casa» comune, ancora tutta da costruire. Il dibattito entra ora nel vivo. Molto scettico il vicesegretario provinciale del Pd Costa: «Non condivido assolutamente. Non c'è alcun bisogno di riproporre il modello che vede il dissolvimento del Pd e la creazione di un centro e di una sinistra. Non si deve guardare alle antiche pratiche».

Condividono invece le preoccupazioni di Salghetti il consigliere comunale Udc Repetto, che però, con i dovuti distinguo, intravvede spiragli di una futura più stretta collaborazione col Pd, e il collega Gennaccaro, che invita l'ex sindaco del capoluogo a entrare nella famiglia Udc. D'accordo con Salghetti anche l'ex vicepresidente della Provincia Di Puppo: «Già nel 2009 lanciammo l'esperienza dell'Unione per l'Alto Adige. Oggi la situazione è ancora più drammatica, la politica latita, soprattutto in provincia. Mi auguro che i cattolici dimostrino maggiore sensibilità».

Qualcuno negli anni scorsi si era rimboccato le maniche, «ma erano pochi». Orfani del centro, smembrati dal bipolarismo, i cattolici ritornano a farsi sentire. Fanno sapere di volerci essere. Anche se la pluralità di anime, più che stemperarsi, pare si moltiplichi. Carlo Costa, Pd, sostiene: «Stimo Salghetti a livello personale, a livello politico non condivido assolutamente. I cattolici devono rapportarsi alla politica esclusivamente in base ai contenuti. La posizione di Salghetti è di retroguardia».

Riproporre, si chiede, «il progetto che vede il dissolvimento del Pd e la creazione di un centro e di una destra? Non ne abbiamo bisogno. Credo ci voglia un progetto riformista moderno, come quello avviato dal Pd, dove convergono varie anime, e che non guardi alle antiche pratiche. Per quale motivo i cattolici dovrebbero stare tutti in un unico contenitore? E chi non è cattolico, non ne può far parte?». Andare a proporre oggi ai giovani, preoccupati del loro futuro, «di dividersi per categorie di fede o altro lo trovo riduttivo. Dire semplicemente "non ci sentiamo rappresentati dagli uni o dagli altri" mi pare poco».

Non pare invece riduttivo a Sandro Repetto (Udc): «Sono in totale concordanza con Salghetti. C'è bisogno di questa voce del volontariato e della solidarietà, di cui tutti si riempiono la bocca ma poi, quando serve prendere decisioni concrete, non si arriva a nulla, come in Comune quando si discute di bilancio. L'Udc il 12 novembre avrà il suo congresso: si parlerà della proposta Pd per una grande area autonomista. Siamo disposti a discuterne, ma dovremo ricevere dei segnali forti, finora inesistenti. Chi sta fuori chiede il rispetto di valori e la messa in campo di pratiche sui temi della famiglia, del volontariato eccetera».

Il coordinatore regionale dei giovani Udc Angelo Gennaccaro, invece, sottolinea: «Nelle parole di Salghetti ritrovo tutti gli elementi che caratterizzano la filosofia e l'impegno del nostro partito sia a livello locale che a livello nazionale con i continui messaggi lanciati anche da Casini e dal segretario Cesa. In Alto Adige c'è un gran bisogno di responsabilità, destra e sinistra non possono continuare a giocare in questo modo solo per partito preso. A rimetterci è sempre e solo il gruppo italiano».

In sintonia con Salghetti anche Michele di Puppo. «Già nel 2009 alcuni esponenti del cosiddetto mondo cattolico si erano resi conto che destra e sinistra non riuscivano più a interpretare la realtà del paese e non avevano la sensibilità di percepire quello che stava venendo avanti». Ora, «la situazione è peggiorata, anche da noi: non ci sono progetti. Tanti non si sono accasati o sono usciti dalla destra e dalla sinistra, tanti altri si sono astenuti o peggio, hanno aderito all'antipolitica». È tempo di reagire: «È ora di mettersi a disposizione della comunità, di mettere a disposizione le proprie capacità e la propria esperienza. Dobbiamo tornare da dove siamo partiti».













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