il contenzioso

Caso Twenty, Aspiag: «Fateci fare il parco commerciale e ritiriamo i ricorsi»

Andolfato, amministratore delegato di Ses: «No alla chiusura o demolizione del Twenty». Il gruppo chiede alla Provincia di mettere a un tavolo Podini, Tosolini e sindacati per trovare insieme un compromesso


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Noi non vogliamo che abbattano o chiudano una parte del Twenty; chiediamo invece di metterci tutti intorno ad un tavolo e trovare una soluzione. Obiettivo: realizzare il parco commerciale Aspiag in via Buozzi, a Bolzano sud. Un concetto diverso rispetto a quello di centro commerciale, proposto nel 2011. Se la Provincia ci dà l’ok, ritiriamo subito tutti i ricorsi. Altrimenti si va avanti ad oltranza».

Diego Andolfato, amministratore delegato in Ses (Spar European Shoppingcenters, società del gruppo Spar che si occupa di centri commerciali), da dodici anni segue il contenzioso avviato dal gruppo Aspiag contro il centro commerciale Twenty, del gruppo Podini.

E adesso che il Comune ha avviato l’iter per l’abbattimento dei 20 mila metri di ampliamento - illegittimo secondo i giudici sia del Tar che del Consiglio di Stato - spera che si apra uno spiraglio per la trattativa. «Non mi faccio illusioni, ma sarebbe la soluzione migliore per tutti. Smettere di farci la guerra nei Tribunali e confrontarci invece sul piano della concorrenza commerciale».

Certo che se il Twenty venisse effettivamente ridimensionato, avreste un competitor meno forte.

È un concetto sbagliato. In realtà, più negozi ci sono e più si creano movimento e giro di affari. Poi ciascuno giocherà come meglio crede le sue carte. La nostra filosofia è: vinca il migliore.

Concretamente la vostra proposta cosa prevederebbe?

Ci sediamo intorno ad un tavolo: noi di Aspiag, Podini, Tosolini, la Provincia. Oltre ai sindacati visto che ci sono in ballo anche alcune centinaia di posti di lavoro. E troviamo una soluzione. È assurda l’idea della Provincia di fare una gara per individuare, adesso, con dieci anni di ritardo, il sito più adatto per un centro commerciale. Anzi, credo che alla fine non la faranno neanche.

Il risultato della mediazione dovrebbe essere il via libera alla costruzione del nuovo centro commerciale di Aspiag.

Si tratterebbe semplicemente di riconoscere quello che è il nostro diritto. Nel 2016 il commissario straordinario del Comune ci aveva dato la licenza edilizia per realizzare in via Buozzi, difronte all’Interspar, dove oggi c’è la nostra area logistica, il centro commerciale. Lo aveva fatto anche sulla base della legge Monti che ha liberalizzato le licenze commerciali. Avevamo cominciato i lavori e pagato circa 700 mila euro al Comune di oneri di urbanizzazione. Ma la Provincia è intervenuta, annullando la licenza.

E gli oneri di urbanizzazione nel frattempo vi sono stati restituiti?

No. Ma il nostro obiettivo non è tanto ottenere la restituzione dei soldi, ma costruire - com’è nel nostro diritto - il parco commerciale.

Voi inizialmente parlavate di centro commerciale, adesso di parco commerciale qual è la differenza?

Il primo presuppone la costruzione di un grande edificio su più piani con una galleria in comune, ascensori, servizio di sicurezza: caratteristiche queste che implicano alti costi di gestione. Più o meno, questo era il nostro progetto iniziale. Invece adesso puntiamo su una costruzione più piccola con una decina di negozi, tutti a pianoterra, ciascuno con ingresso indipendente e con costi di gestione inferiori. È un concetto più moderno, rispetto a quello del tradizionale centro commerciale.

L’Unione commercio si oppone da sempre alla realizzazione di un nuovo centro o parco, perché - dicono - metterebbe in forte difficoltà il resto del commercio.

Loro si preoccupano dei commercianti del centro storico che invece non hanno assolutamente nulla da temere. La loro clientela è rappresentata soprattutto da turisti che in quanto tali vanno in centro storico, non certo a cercare il centro commerciale che sta a Bolzano sud.













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