Il delitto

Caso Zanella, il giallo della lettera dell’assassino 

Scoperta una missiva scritta alla sorella due anni fa. Oskar Kozlowski chiedeva perdono per quanto avrebbe fatto di lì a poco. Poi non diede seguito all’idea. Probabile perizia


Mario Bertoldi


BOLZANO. Oskar Kozlowski, il polacco di 23 anni in carcere per aver assassinato Maxim Zanella, avrebbe avuto intenzione di uccidersi due anni prima del dramma maturato durante un presunto rito satanico nella casa della vittima a Brunico.

Lo hanno confermato nelle ultime ore gli inquirenti che dovrebbero disporre una perizia psichiatrica sul giovane per verificare la sua reale capacità di intendere e di volere al momento del fatto.

Nel corso di una perquisizione nell’abitazione dell’omicida, furono i carabinieri a recuperare una lettera indirizzata da Kozlowski alla sorella due anni fa nella quale lo stesso imputato chiedeva perdono per quanto avrebbe fatto di lì a poco. In un primo tempo la lettera era stata considerata collegata all’omicidio di Maxim Zanella.

Un’ipotesi che però Oskar Kozlowski ebbe modo subito di smentire puntualizzando di aver scritto il messaggio alla sorella in quanto - durante una profonda crisi di identità - aveva deciso di togliersi la vita. Un proposito mai messo in atto.

Anche la lettera venne quasi dimenticata nell’abitazione dell’imputato ed ora potrebbe aiutare gli inquirenti a comprendere meglio la personalità del killer di Maxim Zanella. Sul fronte dell’inchiesta sulla tragedia non ci sono novità di rilievo. Come noto l’omicida reo confesso ha dichiarato che il dramma sarebbe maturato nell’ambito di un rito satanico cui la vittima avrebbe accettato di partecipare per lo più per curiosità. Maxim Zanella, infatti, non è mai stato un appassionato di riti satanici. Lo era però il suo carnefice che la notte della tragedia probabilmente lo ha convinto a seguire un rituale che avrebbe previsto un minimo sacrificio di sangue alla presenza di un teschio di animale con l’ambiente rigorosamente al buio, rischiarato da una sola candela accesa. Un rituale surreale, da paura.

Secondo quanto raccontato dall’omicida, il rituale concordato avrebbe previsto per entrambi i protagonisti alcuni tagli ai polsi per perdere del sangue da far defluire nel cranio da caprone che gli inquirenti trovarono nella casa della vittima quella notte. In realtà il rito, così come previsto, non sarebbe mai iniziato in quanto Oskar Kozlowski (satanista dichiarato) senza alcun motivo avrebbe estratto da una tasca il proprio coltello a serramanico colpendo Maxim Zanella con un solo fendente al collo, mirato a lesionare la vena giugulare.

La vittima avrebbe perso conoscenza in pochi secondi per poi morire per dissanguamento al massimo in un paio di minuti.

Secondo i verbali dell’udienza di convalida, Oskar Kozlowski ha dichiarato che sarebbe stato indotto a colpire l’amico da un improvviso “impulso”. Portato in caserma, ai carabinieri Oskar Kozlowski avrebbe poi ammesso (ma in assenza del proprio avvocato) di aver assassinato l’amico affermando di aver «già immaginato prima» l’omicidio.













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