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Centro commerciale Twenty: il Tar bacchetta la Provincia 

L’anno giudiziario. La presidente Pantozzi: «Atti diretti alla mera conservazione dell’attività commerciale» A più riprese l’immobile viene definito abusivo. «Nei tribunali donne sopra il 50%, ma poche svolgono ruoli dirigenziali»



BOLZANO. Il Tar bacchetta la Provincia riguardo al Twenty. È emerso giovedì nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 della sezione bolzanina del tribunale amministrativo regionale. Nella quarantina di pagine dell’intervento della presidente della sezione altoatesina, Lorenza Pantozzi Lerjefors, fra rapidi e fugaci accenni a innumerevoli questioni, oltre sei pagine sono state dedicate alle vicende del centro commerciale di via Galilei. La questione ora pende dinanzi alla Corte costituzionale, dove è stato presentato appello contro l’ultima sentenza del Consiglio di Stato, ma il Tar bolzanino ha evidentemente voluto togliersi diversi sassolini dalle scarpe.

Immobile abusivo

Dopo aver riassunto, per esteso, le lunghe e complesse vicende urbanistiche e commerciali riguardo al Twenty a partire dagli albori, negli anni 2010-12, la presidente ha tenuto a rimarcare nero su bianco che «l’amministrazione provinciale, pur dichiarando di voler dare esecuzione alla sentenza dei giudici amministrativi, aveva, in realtà, posto in essere atti diretti alla mera conservazione dell’attività in corso nella grande struttura di vendita già realizzata in base ad un procedimento giudicato illegittimo perché non preceduto dal doveroso confronto comparativo tra più siti e per il ricorrere della sostanziale incompatibilità con la disciplina vigente all’epoca, comprensiva delle preclusioni determinate dal Piano di rischio aeroportuale allora vigente». Il centro commerciale, dalla presidente del Tar, viene, a più riprese, apertamente definito abusivo. Il collegio, precisa Lerjefors, ha rilevato che la gara che l’amministrazione provinciale intendeva bandire in esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato «non integrava affatto una procedura di rimozione dei vizi della variante urbanistica e del titolo edilizio alla base della realizzazione del centro commerciale che avrebbe potuto giustificare, nelle more, la prosecuzione dell’attività in atto nell’immobile abusivo».

Il bilancio dell’anno del Tar

Twenty a parte, ieri si sono tirate le conclusioni sull’attività dell’anno appena trascorso. Nel 2023 sono stati complessivamente depositati 299 ricorsi, 14 in più rispetto all'anno 2022. Di questi, 67 sono stati redatti in lingua tedesca (22%). Solo 7 procedimenti depositati nel 2023 sono diventati bilingui, per effetto dell'intervento in causa di un terzo, mentre il numero complessivo dei procedimenti bilingui trattati nell'anno 2023 ammonta a 8.

Andando a individuare le amministrazioni resistenti, dei 299 ricorsi pervenuti nel 2023, 105 hanno avuto per oggetto l'impugnazione di provvedimenti rilasciati dallo Stato, 91 dai Comuni, 81 dalla Provincia e 22 hanno riguardato altre amministrazioni (comunità comprensoriali, azienda sanitaria ecc.).

Una prima considerazione in merito a questi numeri è che in rapporto alla complessiva attività amministrativa posta in essere dai diversi enti pubblici sul territorio altoatesino, si tratta comunque di numeri piuttosto esigui. Il che può essere letto come un dato che riflette la presenza di una realtà amministrativa più virtuosa rispetto ad altre parti del Paese ma, in parte, anche come un dato che rispecchia la difficile situazione economica che, da qualche tempo, interessa molte persone e categorie, anche nella nostra provincia.

Complessivamente, nell'anno passato sono state pubblicate 345 sentenze e sono stati definiti 392 ricorsi. Da un confronto tra i dati relativi ai ricorsi iscritti nel 2023 (299) e a quelli definiti nel corso dello stesso anno (392) emerge che continua il trend positivo degli anni precedenti: anche quest'anno i ricorsi evasi superano di gran lunga quelli presentati, con conseguente riduzione del numero di quelli ancora trattati. In merito alla qualità delle decisioni si possono trarre degli spunti dal numero delle impugnazioni contro sentenze del Tar di Bolzano e dalle decisioni riformate in sede di appello. Delle 345 sentenze pubblicate l'anno scorso, 55, ossia una percentuale corrispondente al 16%, sono state fatte oggetto di impugnazione. Ne consegue quindi che una percentuale pari all'84% delle decisioni assunte dal giudice di primo grado sono diventate immediatamente definitive. Al 31 dicembre 2023 pendevano presso il Tar di Bolzano 161 ricorsi. L'arretrato è dunque pressoché inesistente.

I motivi del contendere

Il Tar si è dovuto occupare di molti aspetti: nuovo codice degli appalti, sale giochi e ricorsi sul distanziometro per lo più ritenuti infondati, diritto a percepire l'indennità di bilinguismo da parte del pubblico impiego militare, istruzione famigliare o parentale senza avvalersi della facoltà di richiedere l'esame di idoneità per il passaggio a classi o cicli successivi, caccia e tutela degli animali con le due ordinanze che hanno sospeso i decreti di abbattimento dei lupi approvate nonostante i pareri contrari di Ispra e osservatorio faunistico provinciale, concessioni di derivazioni idroelettriche da parte dei privati contro la Provincia, payback nelle gare pubbliche per la fornitura di dispositivi medici, ampliamenti delle zone sciistiche senza valutazione ambientale, in materia di sicurezza pubblica i Daspo per l’accesso a manifestazioni sportive.

L’8 marzo

La presidente del Tar è intervenuta anche sulla festa della donna. «Non c'è molto da festeggiare, in realtà», ha sostenuto. «Nel 2023 sono state 120 le donne uccise, di cui 97 in ambito familiare/affettivo e 63 da partner o ex partner. L'auspicio è che si possa, tutti assieme, imparare a gestire meglio i rapporti, a controllare le proprie emozioni, a superare gli stereotipi di genere, nel pieno rispetto reciproco». Lerjefors ha ricordato che solo sessant'anni fa, con la legge n. 66 del 9 febbraio 1963, è stato riconosciuto alle donne l'accesso a tutte le cariche, professioni, impieghi pubblici, compresa la magistratura, senza limitazione di mansioni e di carriera, dopo che la Corte costituzionale, con la storica sentenza n. 33 del 1960, aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale del previgente divieto per contrasto con l'articolo 51 della Costituzione. Al primo concorso per la magistratura ordinaria aperto alle donne, bandito nel 1963, si erano presentate in 200. Alla seconda prova scritta erano rimaste in 18. Alla terza prova orale erano state ammesse solo in 8, che avevano poi superato il concorso. In Trentino Alto Adige, ha ricordato, la prima donna magistrato è stata Margit Fliri Sabbatini. Attualmente, «la presenza di donne in magistratura supera il 50%, anche se la presenza delle donne negli incarichi direttivi e semidirettivi è ancora molto minore».

 













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