Chiude in casa la moglie e lei chiama i carabinieri 

L’uomo è accusato di sequestro di persona. Lui però si difende dicendo di averlo fatto per tutelare la compagna che sarebbe stata ubriaca. Il precedente in Cassazione 



Bolzano. È tornato a casa dopo una giornata di duro lavoro, ha trovato la moglie completamente ubriaca che si accingeva ad uscire per trascorrere una nottata nei locali pubblici della zona. Di fronte al rischio concreto che la malcapitata non fosse in grado di badare a se stessa a potesse avere conseguenze negative per le sue condizioni, l’uomo - che era troppo stanco per organizzare una sorta di controllo incrociato, ha deciso di chiudere la moglie nell’appartamento, nascondendo le chiavi e andando tranquillamente a dormire.

Questa, almeno, la versione dell’uomo. La vicenda è approdata in Tribunale: la donna infatti si è rivolta ai carabinieri denunciano di essere stata sequestrata dal marito.

Ieri il fascicolo è approdato davanti al Gup Carla Scheidle che dovrà decidere sulla richiesta di procedere al rinvio a giudizio. Per la difesa il caso si sta dimostrando piuttosto complesso. Che la donna sia stata rinchiusa in casa è un fatto acclarato.

Il problema è capire se la donna possa aver subìto una limitazione della propria libertà personale per evitare consegue spiacevoli.

La tesi dell’avvocato difensore mira infatti proprio al riconoscimento di uno stato di necessità della donna che già in passato aveva evidenziato forme accentuate di alcolismo.

In altre parole l’indagato (che ora rischia il processo) sosterrà di aver agito in stato di necessità nell’interesse della consorte.

Non sarà facile superare lo scoglio del risvolto penale della condotta ma l’avvocato difensore ci proverà anche sulla base di un recente pronunciamento della Corte di Cassazione che ha confermato la piena assoluzione di un soggetto accusato di stalking. In realtà nel corso del processo i giudici posero attenzione sul movente che aveva indotto il convivente ad agire. La donna, infatti, aveva avuto un passato di tossicomane e ed il convivente temeva che la donna in qualche maniera potesse ricascare nel giro.

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso proposto dalla convivente. «Impossibile ed illogico catalogare come stalker l’azione di chi cerca di aiutare la convivente a liberarsi dalla dipendenza della droga.

Nel corso del procedimento emerse la mancanza di “dolo persecutorio” , di qui la decisione della Suprema Corte di confermare in pieno l’assoluzione.

Ora l’avvocato del cittadino straniero sotto processo per sequestro di persona spera di dimostrare che anche il suo comportamento non era mosso da alcun atto persecutorio che potrebbe permettere all’indagato di uscire dalla vicenda senza conseguenze di carattere penale.

È molto probabile che nel corso della prima udienza per sequestro di persona la difesa chieda di procedere con una perizia tossicologica in grado di dimostrare che in effetti la giovane donna aveva evidenziato seri problemi di alcolismo e avrebbe avuto bisogno di essere seguita da vicino.

La prima udienza è prevista tra alcune settimane davanti alla giudice Carla Scheidle.

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