Chiude la storica lavanderia Zilio

A 81 anni lascia il commerciante di via Mendola che aprì l’attività nel 1975



BOLZANO. «Alcuni miei clienti andavano a casa e ringraziavano le mogli per aver cucito una tasca o corretto un difetto. Le signore cadevano dalle nuvole, perché in realtà ero stato io». Maurizio Zilio ha 81 anni e ha legato la sua vita alla lavanderia al civico 34 di via della Mendola che ieri ha salutato per godersi una meritatissima pensione.

«Sono 41 anni che lavoro in questo posto – sorride – e ci ho messo l'anima. Per sopravvivere bisogna lavorare e farlo anche bene. Gestire un pulisecco è un lavoro artigianale». Zilio è arrivato a Bolzano quando aveva 4 anni. «Sono originario di Padova, sangue veneto. A mio padre offrirono un posto alla Lancia Montecatini nell'ambito del processo di italianizzazione della città. Arrivammo in Alto Adige andando a vivere nel rione Dux alle Semirurali. Una storia classica, insomma». Un po' meno scontata è la passione per le lavatrici e il ferro da stiro. «Io ho studiato da sarto e ho fatto a lungo questa professione per aiutare da subito la mia famiglia. Eravamo cinque figli. A un certo punto, nel 1973, ho deciso di provare ad aprire una lavanderia. Iniziai in piazza Mazzini poi, dopo un paio di anni, ho ricevuto lo sfratto perché al titolare serviva il locale così ho iniziato a cercare qualcosa di vicino. Nel 1975 ho aperto in via della Mendola e non me ne sono più andato portandomi dietro i miei clienti. Pensi che allora non c'era nemmeno via Duca d'Aosta»

Chi erano, allora, i clienti classici di una lavanderia? «Gente che poteva permettersi un servizio simile perché io ho sempre chiesto una lira o un euro in più al capo garantendo, però, la massima qualità. Tra le soddisfazioni più belle di questo mestiere c'è quella di riuscire a mantenere negli anni gran parte della propria clientela».

Un lavoro artigianale, dunque, ma che qualità deve avere chi decide di gestire un'attività simile?

«Prima di tutto deve saper gestire i lavaggi chimici e fare la selezione dei capi che la gente porta. Non è un lavoro facile, bisogna fare tesoro dell'esperienza. Oggi, purtroppo, manca anche la voglia di imparare». Perché? «Perché vedo aprire lavanderie improvvisate, spesso gestite da stranieri e con poca attenzione agli standard qualitativi».

Adesso, dunque, Zilio si riposerà con la moglie Mariagrazia Ritardi e il figlio Massimo. (a.c.)

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