«Ci accontentiamo delle briciole, basta»

BOLZANO. Uwe Staffler tifa Lazio, nella dichiarazione di appartenenza linguistica si è «aggregato» al gruppo italiano, ma è sudtirolese al cento per cento. Sul Pd di «tutti i gruppi» punta dalla...



BOLZANO. Uwe Staffler tifa Lazio, nella dichiarazione di appartenenza linguistica si è «aggregato» al gruppo italiano, ma è sudtirolese al cento per cento. Sul Pd di «tutti i gruppi» punta dalla fondazione.

Lei sudtirolese, Huber mistilingue, ma quanto interetnico è il Pd?

«Praticamente nulla. Siamo un partito italiano, che occupa solo posti italiani. Le poche eccezioni non fanno testo. Ai sudtirolesi viene chiesto il voto e stop. Peccato, perché tra l’altro abbiamo avuto una segretaria come Liliana Di Fede perfettamente bilingue».

Un Pd «italiano» non nuoce alla Svp?

«Non so se questo sia il disegno. Se gli italiani vogliono iniziare a contare qualcosa, devono smetterla di litigare per le briciole lasciate dagli altri e accontentarsi dei vice. Non servirebbe neppure il “partito degli italiani”, perché i numeri non basterebbero ancora. La vera scommessa è superare la proporzionale etnica, che pervade ogni nostra fibra, e che taglia le gambe a tante eccellenze».

Qual è la sua idea di Pd?

«Non siamo una lista civica. Siamo l’emanazione territoriale di un partito nazionale, ancorato alla socialdemocrazia europea e alle istanze ambientaliste. Dobbiamo iniziare a fare una politica per tutti, aprendoci a tutti, occupandoci dei temi da cui il Pd altoatesino si è tenuto alla larga, dall’energia all’ambiente, al turismo, l’agricoltura e anche l’urbanistica, su cui siamo forti, ma che affrontiamo solo in chiave bolzanina».

Qual è il suo obiettivo?

«Cambiare il Pd dai fondamentali, perché continuiamo a perdere le elezioni e non conosciamo la democrazia interna. E iniziamo a parlare anche con gli altri partiti, dalla sinistra e Verdi al centrodestra. Se Bianchi e Lillo hanno buoni nomi da proporre per le nomine, ascoltiamoli ogni tanto. Non occupiamo quei posti per mandato divino.

Scuola plurilingue?

«Assolutamente sì. Non bastano i valorosi ma timidi tentativi nella scuola italiana. Si istituisca il modello trilingue facoltativo, necessario sia agli italiani che ai sudtirolesi».

Va cambiato il rapporto con la Svp?

«Intanto va costruito un rapporto. C’è un filo diretto Bressa-Zeller e Tommasini-Kompatscher, ma il partito in sé non ha il minimo rapporto con la Svp. È nel nostro e nel loro interesse che cresca la parte più progressista della Svp. È un partito che ammiro, ma il Pd deve portare avanti con energia alcuni temi. Ho supplicato Tommasini di discutere con la nostra assemblea i suoi disegni di legge. Sarebbe stato più forte».

Bressa è avviato alla ricandidatura al Senato, spinto dalla Svp.

«È un politico finissimo, ma non accetto che decida di Alto Adige passando sulla nostra testa. Sono contrario alla sua ricandidatura, mentre credo che vada fatto un tentativo per convincere Luisa Gnecchi a ricandidarsi».

Come minoranza avete passato anni a presentare ricorsi e lamentarvi.

«I ricorsi sono stati pochi e motivati. Lamenti sì, certo. Se vedi che il tuo partito va a sbattere, cerchi di farti ascoltare».

Chance di vittoria?

«All’inizio pensavo poche. Poi hanno iniziato ad arrivare tanti messaggi, anche dalla maggioranza». (fr.g.)

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