«Ci siamo “sposate” per assisterci in vecchiaia» 

La scelta di due bolzanine, entrambe vedove: «Il nostro è mutuo aiuto»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Lei chi è scusi?» Davanti alla domanda della dottoressa aveva risposto senza esitazioni: «Sono una sua carissima amica da una vita: la signora ha 89 anni, è vedova e non ha figli. Voglio solo sapere come sta». Ma la dottoressa del San Maurizio era stata irremovibile: «Mi dispiace, c’è la privacy, non posso dirle nulla».

Quelle parole avevano avuto l’effetto di una doccia gelata.

Lei, 74 anni, ex insegnante, vedova e madre di quattro figli, ci era rimasta malissimo.

«Ma quella risposta - racconta - mi aveva aperto gli occhi, facendomi capire che per la legge, la burocrazia, la privacy e chi più ne ha più ne metta, ero una perfetta sconosciuta e adesso che era arrivato il momento di restituire alla mia anziana amica tutto quello che avevo ricevuto, non potevo fare nulla: avrei trovato tutte le porte sbarrate».

È così che ha cominciato ad informarsi su come avrebbe potuto fare per star vicina all’amica, aiutandosi reciprocamente nel bisogno e soprattutto in caso di malattia.

«Ho pensato - racconta - che una scrittura depositata presso un notaio, avrebbe potuto bastare. M’illudevo. Non sarebbe servita a nulla».

La scelta. C’era un’unica possibilità per superare i divieti fissati dalle leggi: l’unione civile.

Ne hanno parlato assieme; l’ex insegnante ne ha parlato con i figli e alla fine hanno deciso. La loro è una delle 44 unioni civili registrate nel 2017 presso il Comune di Bolzano ed è sicuramente la più “speciale” di tutte.

«La nostra - dicono - è un’unione di mutuo aiuto e se ne parliamo è solo perché altri potrebbero seguire il nostro esempio. Ci si dà una mano concreta nel momento del bisogno e soprattutto è un ottimo antidoto contro la solitudine».

Questa è una storia dei nostri tempi fatti di terapie e farmaci che ci consentono di vivere sempre più a lungo, ma siamo anche sempre più soli. Perché figli se ne fanno pochi e, anche se ci sono, non è detto che possano e vogliano occuparsi dei genitori ormai anziani facendosi carico della gestione di badanti, appuntamenti per visite specialistiche, montagne di carte per ottenere l’assegno di cura.

«Noi - raccontano nella bella casa immersa nel verde di Bolzano - ci siamo conosciute quaranta anni fa».

L’ex insegnante, allora alle prese con la fatica di crescere quattro figli piccoli, aveva conosciuto per caso quella psicologa e psicoterapeuta che si dedicava con passione al lavoro e ai pazienti. Forse anche per questo al matrimonio era arrivata tardi.

«Da un incontro di lavoro - racconta - è nata una grande amicizia: tutte le volte che ne ho avuto bisogno lei c’era. Nella duplice veste di professionista e amica. C’era durante la malattia di mio marito; c’era il giorno che se n’è andato e l’ha voluta ricordare in una lettera scritta poco prima di morire».

Adesso, per una questione anagrafica, le parti si sono invertite.

La solitudine. «Quando qualche anno fa - ricorda l’ex insegnante - lei è rimasta vedova abbiamo cominciato a vederci più spesso. Passavamo assieme interi pomeriggio, poi la sera ognuno tornava a casa propria».

Ma, soprattutto in inverno, quando le giornate sono più corte, il buio arriva prima e porta con sé un doloroso senso di vuoto. Che con il passare degli anni diventa sempre più difficile da colmare.

«È così che la mia amica ha cominciato a chiedermi di fermarmi qualche volta anche a dormire».

Poi gli acciacchi, che inevitabilmente prima o poi arrivano, hanno fatto capire ad entrambe che era giunto il momento di aiutarsi in modo più concreto.

La nuova vita. «I miei figli nel bisogno ci sono sempre, ma ognuno ha la sua famiglia, il lavoro, gli impegni di tutti i giorni, non posso e non voglio pesare su di loro».

Adesso che sono sposate e hanno i diritti e i doveri che la legge riconosce a tutte le coppie, si sentono più tranquille: sanno di poter contare una sull’altra. E non dovranno più temere la domanda del medico: «Lei chi è?».

Da un anno abitano assieme e la qualità della loro vita è migliorata.

«La mattina ci alziamo, facciamo colazione insieme e poi, quasi sempre, ci vien voglia di cantare, cercando di ricordare le parole di qualche vecchia canzone. Si chiacchiera davanti ad un caffé, si esce a fare una passeggiata e, perché no, qualche volta come in tutte le famiglie capita anche di litigare».

Ma poi ci si riconcilia con i manicaretti dell’ex insegnante che per l’ultimo compleanno della compagna ha organizzato una bella festa. I ricordi di quella giornata li ha raccolti in un libretto fatto di foto e dediche di amici e colleghi. A far compagnia ad entrambe ci sono quattro gatti, sempre presenti nelle giornate di questa coppia speciale che dallo scorso anno, quando nella sala del Municipio è stata celebrata l’unione civile, guarda con maggior serenità agli anni che verranno. Sanno di poter contare una sull’altra e questo è importantissimo. Come il mazzo di fiori che arriva puntuale ogni settimana quasi a rinnovare la promessa che si sono scambiate in una fredda giornata di febbraio.













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