«Ciao Mattia, resterai nel nostro cuore»

Chiesa gremita per l’addio a Fiori, morto a 31 anni, dopo sette di coma. Sulla bara la bandiera della curva biancorossa


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Hai trasformato la sofferenza in unità, entrando nel cuore di tutti: grazie». Le parole commosse di Annika Schluderbacher, un’amica, rimbombano nella chiesa di Regina Pacis, gremita di parenti e amici (in rappresentanza della città c’era anche il sindaco Luigi Spagnolli), per l’ultimo saluto, e danno un senso agli ultimi sette anni, vissuti tra la vita e la morte, da Mattia Fiori, il giovane che si è spento a 31 anni in un letto del centro lungodegenti di Firmian.

Ma in realtà quel ragazzo in T-shirt bianca, che dalla foto che troneggia accanto alla bara Pacis sprizza vitalità, era morto già il primo marzo del 2007, quando l’assunzione di un antibiotico, prescrittogli dal medico per sconfiggere una banale cistite, gli aveva procurato uno shock anafilattico che lo aveva condannato al “sonno” del coma vegetativo.

La solidarietà. Ciononostante la famiglia, la mamma Dilva, ma soprattutto la sorella Francesca e il papà Renato, sono riusciti a tenere vivo il suo ricordo e a far sì che nel suo nome si organizzassero tornei, feste, iniziative di solidarietà per aiutare persone in difficoltà. «Ci hai aiutati a fare squadra - dice Nicola Zubba, ricordando l’amico -, creare speranza e capire il valore dei piccoli gesti. E soprattutto ci hai fatto comprendere il valore della vita».

Quelli che sette anni fa erano dei ragazzini, che facevano il tifo nella sala d’attesa del reparto di Rianimazione per l’amico, adesso sono degli uomini cresciuti anche grazie alla drammatica storia di Mattia. Hanno tutti gli occhi rossi e nella mente il ricordo di tanti momenti vissuti assieme. Verena De Villa, l’amica che ha cantato l’Ave Maria, ricorda l’ultimo Capodanno a Falcade, le gite in baita, le pizze divorate tra una battuta e uno scherzo da “Zio Alfonso”.

Anche Ubaldo Bacchiega, consigliere comunale e referente per le problematiche dei disabili, parla di quello che il giovane tifoso dell’Inter, con la sua muta testimonianza, è riuscito a creare: una rete di solidarietà. Che se ha potuto fare poco per Mattia, ha fatto molto per altri come Nathan, un bambino con problemi motori presente a Regina Pacis con la mamma, aiutato dalle iniziative promosse dall’associazione Forza Mattia assieme al Progetto Paola Mazzali.

Il rimpianto. Alla fine la commozione, nella chiesa di Regina Pacis, è tanta: c’è rimpianto per quella che avrebbe potuto essere la vita di Mattia e non è stata. Ma il parroco Andrea Bona ricorda a chi crede che “non finisce tutto su questa terra”.

«La mamma - dice Francesca, salutando il fratello - è sicura che un giorno ci ritroveremo. Ciao Mati».

La celebrazione è finita e Jacopo, il nipotino di 9 anni che si ricorda di quella lontana vacanza in Sardegna con lo zio, si avvicina alla bara e lascia due peluche: un dalmata e un orsetto. «Erano piccoli - spiega Francesca - e Mattia che teneva sempre le mani chiuse a pugno, riusciva a stringerli».

Sulle note de “Gli angeli” di Vasco Rossi il feretro esce dalla chiesa. Parenti e amici però non se vanno: rimangono sulle gradinate per un lungo applauso. Sulla bara adesso c’è la sciarpa dell’Hockey Club Bolzano portata dai Ragazzi della curva che lo hanno ricordato anche l’altra sera con uno striscione esposto durante l’incontro Bolzano-Salisburgo.

Le note di Vasco. Gli amici più stretti lo seguono anche al cimitero, l’addio - mentre il cielo si riempie di palloncini - ancora sulle parole di una canzone di Vasco: «E tu chissà dove sei anima fragile». Su una maglia i ragazzi del Tappo - la squadra intitolata a Patrick Elia, il giovane morto in uno schianto in viale Trieste l’estate di un anno fa, che ha vinto l’ultimo torneo di Forza Mattia - hanno scritto: «Hai perso una battaglia, ma ne hai vinta un’altra inestimabile: sei entrato nel cuore di tutti. Ciao Mattia».

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