Col camper verso l’aurora dopo aver vinto la malattia

La traversata di 40 giorni dell’Europa dei coniugi «Vitto» e Nirvana Carion Lei: «Ho sognato quest’avventura per tanto tempo, ora comincia davvero»


di Riccardo Valletti


BOLZANO. Diecimila chilometri attraverso l’Europa con punte di quaranta gradi sotto lo zero, sopra un lago ghiacciato con le ruote chiodate o aspettando ore per accodarsi ad uno spalaneve che apra la pista per il profondo nord, fino a sfiorare il circolo polare artico.

È prima di tutto una storia d’amore, quella che si cela discreta dietro il viaggio dei coniugi bolzanini Vittorino (Vitto per gli amici) e Nirvana Carion. Lei l’ha sognato, per i lunghi mesi durante i quali stava combattendo contro quel brutto male che la faceva dimagrire e la indeboliva. E allora pensare ai paesaggi lapponi, e alle slitte trainate dai cani, e quel senso di libertà pura che può dare un viaggio senza date di rientro stabilite, era diventato un modo per rivendicare la sua vitalità, per dichiarare guerra al pessimismo. E la guerra Nirvana l’ha vinta.

E mentre i suoi progressi si facevano sempre più consistenti, Vitto preparava la logistica della traversata. Destinazione: l’aurora boreale: la visione romantica ed effimera di un’ora di spettacolo mozzafiato del sole che colora il cielo dell’estremo nord. Vitto pensa al camper: per farlo funzionare a quelle temperature estreme servono molti accorgiment. «Poi il medico ci ha dato il via libera - sorride lui, settant’anni portati divinamente e un’energia da boy scout - e allora eccoci a preparare gli ultimi dettagli, venerdì si parte».

Nirvana sorride, indecisa tra la voglia di avventura e la consapevolezza delle difficoltà dell’impresa. Tutto quello che Vitto dice al modo indicativo, lei lo rettifica al condizionale, poi i due si sorridono e si parte di nuovo con i preparativi.

«È un viaggio abbastanza complicato - spiega lui - soprattutto per via delle temperature estreme che incontreremo dalla Danimarca in poi». La rotta stabilita passa dall’Austra e dalla Germania fino a Copenaghen, poi attraverso una fetta di Svezia fino alla costa sul lato orientale. Costa da risalire tutta fino a quando non arriva il momento di tagliare per l’interno, e puntare dritti a Caponord. «L’ultimo tratto è quello più difficile in assoluto, si tratta di poche centinaia di chilometri, ma potrebbero volerci giorni per percorrerli». Le strade da quelle parti restano sbarrate da una montagna di neve, che un paio di volte a settimana viene spazzata dai mezzi apripista, ai quali si accodano carovane di mezzi. Dopo poche ore la neve s’è già impossessata di nuovo della strada, fino al convoglio successivo. E allora ci si prepara ad aspettare.

«Ci siamo abbondantemente documentati - racconta Nirvana - e per buona parte delle difficoltà prevedibili siamo ben attrezzati, poi confidiamo nella nostra capacità di cavarcela se ci dovessimo trovare davanti a un imprevisto». L’abitacolo è pieno di attrezzature, tra navigatori satellitari e microcamere che riprenderanno l’avventura, poi spunta la cesta delle carte geograficche sotto il tavolo, «queste sono le mie - sorride lei - preferisco avercele su carta, mi sembrano più vere». Nulla, della dotazione del camper, è stato lasciato al caso: «avremo tre impianti di riscaldamento, uno dei quali dedicato solo al vano motore per evitare che si congeli e ci lasci per strada; poi tutto il camper è stato coibentato, anche tutti i tubi che scorrono sotto il pianale. Ci hanno detto che si forma uno strato di ghiaccio sotto tra le ruote che può arrivare a pesare anche un paio di quintali». E poi le dotazioni di comfort, «perché deve essere un’avventura - sorride Nirvana - ma ce la vogliamo godere, e allora ecco che nel frigo sputna qualche prelibatezza, e nella cantina riposa anche qualche buona bottiglia per combattere il freddo». E poi c’è Sky per vedere le partite, «che posso rimanere anche al freddo - scherza Vitto - ma non mi voglio perdere l’Inter!». Venerdì si parte, e poi saranno circa quaranta giorni d’avventura. E chissà quanti poi per raccontare tutto a chi se la sarà persa.

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