Coldiretti, continua la protesta

Sono centomila gli agricoltori che hanno lasciato le campagne e si sono uniti alla mobilitazione della Coldiretti a difesa del Made in Italy dal campo alla tavola che si è estesa a tutte le frontiere, dal Brennero al Tarvisio, dal Frejus fino a Ventimiglia, ma anche ai principali porti di sbarco dei prodotti agricoli stranieri



ROMA. Sono centomila gli agricoltori che hanno lasciato le campagne e si sono uniti alla mobilitazione della Coldiretti a difesa del Made in Italy dal campo alla tavola che si è estesa a tutte le frontiere, dal Brennero al Tarvisio, dal Frejus fino a Ventimiglia, ma anche ai principali porti di sbarco dei prodotti agricoli stranieri.

Blitz degli allevatori anche negli stabilimenti di lavorazione della grande industria che trattano prodotti provenienti dall'estero come la Lactis di Albano S. Alessandro in provincia di Bergamo e Carnini di Villa Guardia in provincia di Como, entrambe del gruppo Parmalat, e Lat-Bri di Usmate Velate in provincia di Monza-Brianza. Produttori di frutta, vino, ortaggi, cereali e olio di oliva sono scesi al fianco degli allevatori con centinaia di trattori all'arrembaggio dei principali porti per difendere le coltivazioni Made in Italy.

"La spesa per i consumatori aumenta, ma i prezzi in campagna sono crollati", "il grano cala e la pasta aumenta", "stop alle truffe del falso olio Made in Italy", "in 24 ore i prezzi delle pesche aumentano di dieci volte dal campo alla tavola", sono alcuni degli slogan gridati dai manifestanti che si dicono pronti a proseguire ad oltranza la mobilitazione promossa dal presidente nazionale Sergio Marini e denominata "operazione verità sul Made in Italy".

Gli agricoltori della Coldiretti chiedono l'obbligo di indicare la provenienza in etichetta per tutti gli alimenti e maggiori controlli sui prodotti stranieri dei quali deve essere resa nota la destinazione, per combattere la speculazione che fa aumentare la spesa degli italiani mentre nelle campagne i prezzi sono crollati.













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