Combattente dell’Isis viveva a Bolzano 

È un ventottenne kosovaro che abitava con la famiglia nel capoluogo dalla fine del 2013 e lavorava come magazziniere


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Permesso di soggiorno regolare. Un lavoro come magazziniere. Una famiglia come tante con moglie e figli piccoli. A Bolzano era arrivato alla fine del 2013 e non ha mai avuto problemi con la giustizia. Un insospettabile per i colleghi di lavoro e i vicini di casa.

Un “foreign fighter” (di cui non sono state fornite le generalità, ndr) per il ministro dell’Interno Marco Minniti che, l’altro giorno, ha firmato il decreto di espulsione, per motivi di sicurezza dello Stato, di un ventottenne di origini kosovare residente nel capoluogo altoatesino.

«Lo stavamo monitorando da circa un anno e mezzo - spiega la dirigente della Digos di Bolzano Rosaria Broccoletti -: l’altro giorno lo abbiamo accompagnato all’Ufficio immigrazione dove gli è stato notificato il provvedimento di espulsione del ministro. Quindi lo abbiamo portato all’aeroporto di Malpensa ed è stato rimpatriato».

La presenza in Siria nelle file di una formazione jihadista tra la fine del 2014 e i primi mesi del 2015 del giovane kosovaro è stata segnalata alle autorità italiane nell'ambito della collaborazione internazionale.

Risulta inoltre che abbia sostenuto l'attività dell'organizzazione “Rinia Islame Kacanik” il cui leader è noto per la brutalità dimostrata nei video di propaganda.

Le indagini, condotte in stretta collaborazione tra gli uomini dell'Antiterrorismo italiano e la Digos di Bolzano, hanno accertato che l'uomo era in costante contatto con estremisti attivi in Siria e Iraq, alcuni dei quali implicati in progetti con obiettivi in Europa.

Il kosovaro è risultato essere anche tra i contatti Facebook di Samet Imishiti, un suo connazionale che ha lavorato per un lungo periodo nel bresciano come muratore, arrestato nel 2015 in patria, e poi condannato a sette mesi di carcere, nell'ambito di un'inchiesta della Digos di Brescia per apologia del terrorismo.

Imishiti su Facebook scriveva contro il Papa: «Ricordatevi che non ci sarà più un Papa dopo questo; questo è l'ultimo, non dimenticatevi ciò che vi sto dicendo». Nella stessa inchiesta venne espulso dall'Italia anche il fratello dell'uomo, Ismail, pure lui residente all'epoca dei fatti in provincia di Brescia.

Con quella del ventottenne residente a Bolzano, sono 105 le espulsioni eseguite dall’inizio dell'anno e 237 quelle dal primo gennaio 2015 ad oggi.

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