Commercio, tutti aperti anche ieri

Oltre alle catene hanno aderito molti negozi del centro. Balzari (Kiro’s): «Prima o poi dovremo allungare anche gli orari»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «Altro che Festa della Liberazione, in centro sembrava un qualsiasi giorno feriale: chi voleva fare shopping non aveva che l’imbarazzo della scelta»: a parlare è una signora sui sessanta che passeggiava con un sorrisone dipinto in volto lungo via Museo. Obiettivamente è difficile darle torto, perché ieri - nonostante la “scomunica” del vescovo alle grandi catene che hanno tenuto aperto persino a Pasqua - erano aperti (quasi) tutti i negozi.

Serrande alzate. Tra via Museo e i Portici si superava il 70% e persino la famiglia Oberrauch ha alzato le serrande in tre dei quattro punti vendita (P8, l’Outlet e Oberrauch Zitt), al pari di molti altri commercianti locali: da Modena Vision a Kiro’s della famiglia Balzari, da Ciaghi a Lemayr, passando per calzature Ruth a Point Fashion. Anche il gruppo Aspiag ha tenuto aperto un paio di punti vendita e l’elenco dei grandi marchi è quasi completo: da Zara ad H&M, da Benetton a Sisley passando per Falconeri, Timberland, Napapijri, Bruschi, Intimissimi, Golden Point, Stefanel, Footlocker, Twin-Set, Motivi, Accessorize, Coccinelle, Douglas, Cash Cash, Carpisa, Max Mara e via dicendo. L’elenco è davvero lungo. Ma c’è anche chi ha provato a resistere e a prendere sul serio le parole del vescovo: tra i commercianti locali ricordiamo Rizzolli, Rubatscher, Kompatscher e pochi altri.

Buoni affari. Quando entri nei negozi e chiedi se valeva davvero la pena tenere aperto anche in un giorno di festa i commessi solitamente mugugnano, pensando ai familiari o agli amici al lago a prendere il sole o in trattoria a pasteggiare, mentre i titolari ti fanno capire che non si poteva davvero fare altrimenti. «Con l’arrivo delle grandi catene via Museo è rifiorita - sottolinea il bolzanino Andrea Balzari di Kiro’s - ed è chiaro che a dettare la linea, adesso, sono Zara, H&M & Co. Se dipendesse da me la domenica e i festivi starei a casa ma il mercato è cambiato. Una volta c’era ressa alle 11 di sabato mattina, mentre ora arrivano tutti alle 18, poco prima della chiusura. Quando arriverà Benko, o chi per lui, il megastore chiuderà alle 22 e noi dovremo arrivare almeno fino alle 20. È l’effetto della globalizzazione: abbiamo imboccato una strada senza ritorno. Gli affari? Sono buoni. Oggi era bel tempo ed è andata “solo” benino. Se fosse stato brutto avremmo avuto la ressa».

Il «no» della chiesa. Don Mario Gretter ritiene, invece, che sia necessario tornare a scegliere. E a prendere decisioni che consentano di «ritrovare il valore delle cose». La Chiesa difende a spada tratta la linea del vescovo. «Bisogna fare due conti, senza prendere in considerazione solo chi ci guadagna. Di questo passo si rischia di sacrificare tutto per il denaro». Poi una stoccata sul concetto di liberalizzazioni. «Ci dobbiamo chiedere se il libero mercato sia davvero così libero. Ormai siamo condizionati dal mercato al punto da non poter più decidere. Siamo posseduti dalle cose». Per don Mario la civiltà è un’altra cosa: «Civiltà significa scegliere. Anche se lavorare nei festivi».

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