IL CASO

Commessa di una macelleria di Appiano rubava 2mila euro al mese non battendo gli scontrini

È stata incastrata dalle telecamere spia installate dai carabinieri dopo i primi sospetti del titolare che lamentava ammanchi da due anni. La donna è stata licenziata


Mario Bertoldi


Bolzano. Una commessa cinquantenne, incensurata e al di sopra di ogni sospetto, è stata incastrata dai carabinieri dopo la denuncia di diversi ammanchi di denaro che il titolare dell’esercizio commerciale ,ove lavorava dal 2012, aveva rilevato ormai da oltre due anni. Si tratta della commessa di una macelleria di Appiano.

A carico della donna il procuratore Axel Bisignano ha ora avviato un procedimento penale per furto aggravato. Nel frattempo la commessa è stata licenziata in tronco.

Secondo quanto sostenuto dall’azienda parte lesa (ed in seguito confermato dalle indagini dei carabinieri) la donna aveva trovato il modo di intascarsi circa 2 mila euro al mese. I primi sospetti per le perdite accumulate nel corso dell’attività risalgono al 2017.

Dopo una serie di controlli di natura contabile, il titolare della macelleria decise di analizzare il caso con il proprio commercialista ottenendo una conferma diretta dei propri sospetti: la perdita costante di oltre venti mila euro l’anno non poteva essere imputata ad un calo della vendita di carne ma, molto semplicemente, ad una incomprensibile contrazione dei margini di guadagno rispetto a volumi d’affari rimasti costanti.

I primi sospetti che qualcuno potesse approfittare della propria posizione lavorativa all’interno della macelleria furono successivamente confermati dalla segnalazione di alcuni colleghi della lavoratrice inquisita. In effetti furono proprio altri dipendenti a segnalare al titolare dell’azienda il comportamento anomalo e sospetto della donna che era stata notata, in alcune occasioni, non inserire regolarmente in cassa i soldi incassati dai clienti per la vendita di prodotti, trattenendo i quattrini apparentemente in via provvisoria. A questo punto il commerciante si è rivolto ai carabinieri sporgendo formale denuncia. La Procura ha così deciso di procedere rapidamente nel tentativo di risolvere il caso alla radice e ha autorizzato l’installazione, all’interno della macelleria, di telecamere-spia per capire cosa accadesse durante l’orario di lavoto. A carico della commessa sono state acquisite prove schiaccianti.

Le microspie video sono state installate lo scorso mese di aprile da cui risulta che , nell’arco di meno di dieci giorni di monitoraggio (dal 9 al 18 aprile) la commessa infedele si sarebbe intascata circa mille euro. Agli atti del procedimento sono state acquisite tutte le immagini registrate dai carabinieri e dalle quali risulterebbe documentato il sistema di indebita sottrazione della cassa di somme giorno per giorno. Secondo la Procura gli elementi d’accusa nei confronti della donna sono schiaccianti. Le immagini avrebbero infatti documentato che la donna, approfittando dei momenti di maggior affollamento del negozio, avrebbe evitato di fornire al cliente lo scontrino trattenendo i soldi che avrebbero dovuto finire in cassa.

Il titolare della macelleria, sulla base di quanto emerso dai controlli contabili, ritiene che la sottrazione di denaro sarebbe proseguita dall’inizio del 2017 e sino a poche settimane fa. E’ probabile che all’appello manchino poco meno di sessanta mila euro.

Il procuratore Axel Bisignano ha ora avviato il procedimento penale nei confronti della donna, iscrivendola sul registro degli indagati per furto aggravato. E’ molto probabile che la difesa sostenga la tesi dell’appropriazione indebita, ipotesi di reato penale meno grave rispetto al furto aggravato. In realtà perchè si possa parlare di “appropriazione indebita” bisognerebbe dimostrare che la donna sia impossessata di denaro che già deteneva per ragioni di servizio. In realtà la commessa non aveva specifiche mansioni di cassiera .

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