Il caso

Consiglio provinciale, 45 giorni di ferie

Chiude il 28 luglio e riaprirà il 12 settembre. I politici si difendono: «Lavoriamo anche fuori dall’aula: vacanze giustificate»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Elena Artioli è pronta per la Sardegna. «Andrò a San Teodoro. Come sempre. Ci sono già i miei...». Lo è anche, ma non subito, Christian Tommasini. «Beh, sono il vicepresidente, a luglio ho un ambasciatore da ricevere, l'assessorato, l'agenda degli uffici, il partito. Ci andrò più tardi. Dove? Al centro, nel Nuorese». Paul Köllensperger si è prima guardato intorno, al computer: «Sarà perché la Turchia è a rischio ma vedo che i tedeschi pioveranno tutti in Italia e in Spagna. Ma l'Italia è già sold out. Un successone immagino. E il poco che è rimasto è caro come il fuoco...». Quindi, consigliere? «Canarie, ho deciso. Spendo meno». Alessandro Urzì le ferie quest’anno le farà entrando e uscendo dalle molte stanze in cui prova a ricucire le tante anime disperse del centrodestra che fu. Ma qualcosa resterà, no? «Immagino. A metà agosto...Gli altri anni me ne andavo in Francia, sulla costa, o in Croazia. Questa volta sto decidendo. Ma sarà mare. Basta montagne». Molti Svp andranno nelle case di famiglia. Renon, Siusi, Pusteria. Tanti al mare. Ma non sarà un problema di date. Per nessuno.

Si chiude tra poco, pochissimo: il 27 ultima sessione del consiglio provinciale. Poi basta. Una lunga estate calda. Arrivederci a settembre. I lettori scrivono: poveri, devono riposarsi... Anche perché, nei mesi freddi le sedute non sono tutte le settimane ma ci sono larghi varchi nel calendario. «Che dico? Dico che prima, da questo punto di vista era peggio». Elena Artioli guarda il calendario sul telefonino: «Ecco, erano circa due mesi e mezzo. Ma adesso ci restano poco più di 40 giorni. Pochi, tanti? Non so, sembra un giusto periodo di riposo...». Ma riposo da cosa? «Guardate che non è che un consigliere lavora solo in consiglio». Alessandro Urzì di Alto Adige nel cuore, vuol fare una chiara distinzione tra consiglieri di opposizione, consiglieri di maggioranza non in giunta e consiglieri con carica. O assessorile o in consiglio. Che vuol dire? «Semplicemente che quelli che fanno veramente poco, ma proprio poco, sono i consiglieri di maggioranza che sono solo consiglieri. Poi, dal lato opposto, ci siamo noi. Che dobbiamo fare tutto. Interrogazioni, sedute in commissione, riunioni di partito, interpellanze, ricerche per non farci confondere dalle risposte degli assessori. Insomma, un lavoraccio». Sembra che i compiti a casa siano dunque molto più impegnativi di quelli in classe. Anche per la ragione che le sedute consiliari e le poltrone e i corridoi del luogo sono impiegati soprattutto per dare appuntamenti. A elettori, a questuanti. Gli antichi "clientes".

no che ha un'idea precisa della questione è Paul Köllensperger. Magari perché è nuovo. «Io arrivo dal privato - dice il consigliere dei 5Stelle - e ho fatto fino a ieri l'ad in un'azienda. Bene, sa che dico? Che lavoro più adesso a far politica di prima. Sono stupito anch'io». E magari lo saranno anche gli elettori? «Li smentisco subito. Ho calcolato che tra sedute classiche, un paio di commissioni al mese, le altre dei capigruppo, le consultazioni e le conferenze mi restano giusto i fine settimana. Che poi impiego con l'attività politica del movimento». Una fatica che accomuna loro a tutti quanti. E se lo dice un grillino... E per 5.400 euro netti al mese: parola di Urzì. Poi c'è Christian Tommasini. Ma qui cambia tutto. «Per me, per gli assessori non c'è storia. Entriamo e usciamo dalla Provincia col ritmo dei nostri uffici. E quando gli altri escono c'è sempre da fare qualcosa per il giorno dopo». O fare politica. «Ecco - dice Urzì - quella è ancora un'altro mondo. Ogni riunione di partito o coi partiti non inizia mai prima delle sette di sera. E non dico quando finisce. Perchè i politici parlano, parlano...».













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