Contro abusi e violenze la Curia schiera una donna 

Maria Sparber è la nuova responsabile dello sportello di consulenza diocesano «In parrocchia non tutti trovano il coraggio di segnalare. Siamo qui per questo»


di Sara Martinello


BOLZANO. È del primo gennaio la nomina di Maria Sparber a responsabile dello sportello di consulenza su abusi sessuali e altre forme di violenza per la diocesi di Bolzano e Bressanone. Sparber, che sostituisce il difensore civico indipendente Werner Palla (in carica dal 2010), dopo l’insegnamento di lettere e religione nelle scuole medie e superiori altoatesine e l’incarico di direttrice del dipartimento di formazione degli adulti per l’associazione professionale cattolica Kvw, nel 2006 ha iniziato a esercitare la libera professione come consulente per aziende, enti e scuole. Si tratta prima di tutto di una persona esterna alle gerarchie ecclesiastiche, ma anche di una donna, fattore che aiuta a istituire un rapporto empatico con le vittime - che spesso sono donne. Descrive così l’impegno che si assume con la diocesi: «Sono a disposizione per chiunque desideri un colloquio anonimo; non interverrò direttamente, ma provvederò a indirizzare la persona all’organo più competente, a seconda delle sue esigenze. È un lavoro concreto, mette al centro la persona che ha subito o che subisce un abuso. Purtroppo non tutti hanno il coraggio di far emergere la violenza: la Curia vuole dare attenzione e sostegno, aiutando le persone a uscire dall’omertà che può caratterizzare i rapporti non sani». Sono garantite riservatezza, trasparenza e competenza, in conformità col diritto canonico e con quello civile; a sostenere il lavoro di Sparber c’è un comitato al cui interno sono presenti uno psicoterapeuta di Young+Direct e un pedagogista del Forum Prevenzione. Si fornisce aiuto anche nella percezione e nell’elaborazione di abusi passati. Allo sportello si affianca un ufficio pastorale per la prevenzione degli abusi e delle violenze, di cui è incaricato don Gottfried Ugolini; si preoccupa della tutela di bambini e ragazzi, spesso i più indifesi di fronte a questo tipo di pericoli, soprattutto se l’ambiente è ristretto, “ci si conosce tutti” e il sentimento di vergogna inibisce la segnalazione. Così un grande tabù riesce ad ottenere la giusta considerazione, complice il clima di sfida alla violenza rinvigorito, per esempio, dalla risonanza internazionale del caso Weinstein. Ma qui, più che di violenza di genere, si parla di violenza sulla persona, di violazione della fiducia che normalmente dovrebbe caratterizzare il rapporto con la comunità parrocchiale, spesso inerme di fronte allo straziamento provocato da un’eventuale denuncia. I numeri, 48 casi tra il 2010 e il 2016 (di cui uno nel 2015 e uno nel 2016) e nessuno nel corso del 2017, non sono un indicatore sufficiente della portata del fenomeno: per don Ugolini, «Nel 2010 sono venuti a galla anche casi avvenuti in precedenza. La tendenza per il futuro è la segnalazione di situazioni sospette». Prevenzione e attivazione di una rete di consulenza a cui rivolgersi anonimamente e in completa sicurezza, quindi, verso l’estirpazione del comportamento dannoso dal tessuto diocesano. Importante è che anche gli stessi autori degli abusi possono rivolgersi allo sportello: si cerca di fornire un aiuto a tutti, ricostruendo la fiducia e indagando così le ragioni che possono portare a esercitare la violenza. Con un passaggio dalla sfera della persona all’ambiente sociale in cui il comportamento aggressivo nasce, perché la violenza possa essere curata e prevenuta su entrambi i versanti.

Per consulenze gratuite Maria Sparber è raggiungibile all’indirizzo mail molestie@bz-bx.net

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