CooperDolomiti sforbiciata a personale e struttura 

La centrale. Avolio a fine anno lascerà l’incarico di presidente: «Ho terminato il mio lavoro» Organico sceso da 32 a 20 dipendenti: «Senza aree, la nostra attività edilizia soffre»



Bolzano. Scarsità di aree per l’edilizia convenzionata, tensioni al vertice, abbandono di associati e ridimensionamento di organico e struttura. Anno nero per CooperDolomiti. E una novità. Il presidente Giuseppe Avolio ha deciso di lasciare. «Chiudo il bilancio di quest’anno, convoco l’assemblea per il rinnovo delle cariche ed esco. Ho lavorato questi tre anni per gestire la transizione da Confcooperative a CooperDolomiti. Il mio tempo qui sta scadendo». Dopo lo strappo di Confcooperative nazionale, che nel 2017 ha inibito l’uso del marchio ai bolzanini, il nucleo storico di Confcooperative, a partire da Andrea Grata, aveva deciso di ripartire fondando CooperDolomiti, portando con sé circa 200 cooperative. Adesso Grata, direttore generale, ha preso un periodo di aspettativa, come riferito nelle scorse settimane, e CooperDolomiti attraversa un periodo difficile, mentre il 21 settembre è stata siglata la fusione locale tra Legacoop e la «nuova» Confcooperative bolzanina, fondata da Claude Rotelli (Volontarius). I conti di CooperDolomiti reggono. «Abbiamo chiuso il 2018 con un piccolo utile», spiega Avolio. Lo confermano gli uffici provinciali di vigilanza sulle cooperative. Ma il settore è in difficoltà e nella sede di via Galilei è stata avviata una robusta operazione di ridimensionamento. «Da 32 persone stiamo raggiungendo l’obiettivo di arrivare a 20 dipendenti», conferma Avolio, «Lo abbiamo fatto nel modo più soft possibile, senza ricorrere alla cassa integrazione, in dialogo con i sindacati». Sono usciti da CooperDolomiti geometri e impiegati amministrativi. «Molte aziende cercano personale, i nostri dipendenti sono riusciti a ricollocarsi», così Avolio spiega le uscite indolori dagli uffici. Dimezzati anche gli uffici. «Abbiamo ceduto a “Casa bimbo” lo spazio che non ci serviva più», ancora Avolio. Le difficoltà sono legate soprattutto all’edilizia. «Nonostante la grande richiesta di case, i Comuni non stanno più mettendo a disposizione aree per le cooperative. Merano è ferma da anni, Bolzano non ha annunciato nulla dopo la grande operazione in fondo a via Druso. Nessun segnale anche da Laives. È evidente che ci serve meno personale, visto che l’edilizia è uno dei settori chiave della nostra centrale cooperativa. Ci sono poi le cooperative sociali e di lavoro, che in grande misura sono legate a contributi pubblici, pure in diminuzione». Le cooperative associate sono scese sotto le 190. Nelle scorse settimane c’è stata tensione.

Diverse cooperative si sono viste arrivare fatture da pagare per spese di gestione dal 2017 in poi, che vanno da 4 a 12 mila euro, giustificate - dicono - da un adeguamento tariffario.

Grata al nostro giornale aveva ammesso le tensioni interne sulla presidenza, dopo la condanna di primo grado nel processo nato dal fallimento della «Agrimport spa», di cui Avolio è stato per molti anni legale di fiducia. Dopo la sentenza, aveva detto Grata, «c’è chi si sarebbe aspettato un passo indietro. Anche solo temporaneo, in attesa della fine dell’iter giudiziario». Avolio annuncia ora che se ne andrà. «Ho sempre pensato che il mio ruolo qui fosse transitorio. Lo statuto prevede che il presidente possa svolgere tre mandati. E io in dicembre, dopo tre anni, passerò le consegne».FR.G.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Altre notizie

Attualità