Corruzione all'Ipes: prostitutee i-phone in cambio dei lavori

L'inchiesta parla di regali e favori, anche sessuali, che, secondo la Procura della Repubblica, i funzionari Ipes compiacenti e corrotti avrebbero incassato in rapporto percentuale all’entità dei lavori ottenuti. Ecco il cuore del presunto «comitato affaristico-criminale»


Mario Bertoldi


BOLZANO. «L’inchiesta avrebbe svelato l’esistenza e l’operatività di un collaudato sistema corruttivo che avrebbe prodotto illeciti vantaggi patrimoniali sia per gli imprenditori ed artigiani, sia per i pubblici funzionari compiacenti, risultati destinatari d dazioni in denaro e regalie di varia natura». E quanto si legge nel comunicato stampa diffuso ieri dai carabinieri a conclusione della serie di arresti.
Un teorema accusatorio che non pare ancora provato per tutti gli inquisiti finiti nei guai. La corruzione presuppone la presenza di un corrotto e di un corruttore ed anche di un atto contrario (da parte di un funzionario pubblico) ai propri doveri d’ufficio. E’ la logica della «cricca» che dovrà essere provata dalla Procura della Repubblica che è convinta che fosse stato messo a regime un sistema che avrebbe permesso di favorire alcune ditte private o singoli artigiani per lavori di manutenzione assegnati dall’ente «a chiamata diretta». In cambio alcuni funzionari avrebbero sistematicamente ottenuto vantaggi personali, dal piccolo o grande regalo a Natale, alla spesa alimentare pagata e portata direttamente a casa più volte durante un mese, all’incontro con prostitute d’alto bordo per arrivare a vere e proprie microtangenti in denaro. Regali e favori che, secondo la Procura della Repubblica, i funzionari Ipes compiacenti e corrotti avrebbero incassato in rapporto percentuale all’entità dei lavori ottenuti. Ecco il cuore del presunto «comitato affaristico-criminale» scoperto dalla Procura della Repubblica dopo mesi di indagini e di intercettazioni telefoniche. E nell’ambito della «cricca» c’era spazio per diversi aiuti truffaldini tra imprenditori. Come nel caso di Alessandro Baratieri, titolare dell’impresa «3 B service» accusato di aver emesso false fatture per operazioni inesistenti utilizzate da Mirco Moser per abbattere l’utile della propria ditta ed eludere il fisco. I personaggi della «cricca» fanno di tutto. Si aiutano per evadere il fisco, si tartassano tra loro con prestiti ad interessi da capogiro, studiano una sorta di regia occulta per la gestione dei piccoli appalti o lavori a chiamata diretta dell’Ipes, approfittando della collaborazione di alcuni funzionari in odore di corruzione. E’ indagando sui prestiti ad un tasso del 360 per cento concessi da Mirco Moser che gli inquirenti scoprono la provenienza della disponibilità finanziaria del piccolo imprenditore. Moser lavorava bene bruciando sostematicamente la concorrenza nella corsa ad aggiudicarsi i lavori dell’Ipes con fatturazioni spesso gonfiate. In cambio, ai funzionari sarebbero arrivati regali, microtangenti ed anche piacevoli serate in compagnia di belle donne a pagamento. Agli atti dell’inchiesta ci sono ore e ore di intercettazioni telefoniche da cui sembrano emergere certe logiche di spartizione del lavoro in cambio di favori e regali. Ma c’è anche chi potrebbe essere stato semplicemente travolto da questa logica. Come nel caso di Arcadio Stimpfl, titolare di una ditta di giardineria, finito in carcere per aver regalato a Natale 2009 due telefonini «Iphone» da 500 euro l’uno ai due impiegati Ipes Peter Kritzinger e Stefano Grando. Secondo il capo d’imputazione il valore dei due telefonini sarebbe stato equivalente al 5 per cento di un incarico di manutenzione dei giardini che avrebbe fruttato 62 mila euro (iva compresa) all’artigiano. Secondo un preventivo, però, regolarmente approvato.

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