Corso per donne nei Cda una valanga di critiche

Contestate Provincia e Camera di commercio: «Così ci offendono» Oberhammer: «Non è vero, ce lo hanno chiesto le dirette interessate»



BOLZANO. Le donne devono entrare nei Cda per legge, almeno un terzo delle presenze. Serve allora un corso per formarle al meglio: è questo che hanno pensato Camera di Commercio e Commissione provinciale Pari opportunità, che organizzano il «Corso di formazione al ruolo di consigliere di amministrazione». Una iniziativa che provoca ironie e proteste nel mondo femminile. Le organizzatrici replicano: «Sono le stesse donne già presenti nei consigli di amministrazione che ci hanno detto di sentire l’esigenza di acquisire alcune competenze in più, specifiche per il ruolo. Non stiamo dicendo che le donne non abbiano competenze, ma che vogliono rafforzarle e aggiungere conoscenze nel settore del self-marketing». Ieri la presentazione con l’assessora Martha Stocker, Ulrike Oberhammer (presidente Commissione pari opportunità) e Christine Platzer (direttrice Wifi-formazione). Le lezioni saranno dedicate a temi come responsabilità dei Cda, insolvenza e fallimento, self-marketing e networking, contratti pubblici.

Il punto è che i requisiti di accesso al corso, sei mezze giornate dal 30 settembre al 26 novembre, sono già elevati; laurea in giurisprudenza o economia, minimo tre anni di esperienza professionale come libera professionista o dieci anni come dirigente, buone conoscenze di diritto ed economia aziendale, ottime conoscenze di italiano e tedesco. Già così, queste professioniste potrebbero surclassare diversi presidenti o consiglieri di società pubbliche. Serve anche un corso? E perché non semplicemente organizzare lezioni per uomini e donne?

Nadia Mazzardis (Se non ora quando) commenta: «È sicuramente una azione positiva per togliere il senso di inadeguateazza di cui soffriamo noi donne. Fai un corso, ti senti forte e diventi una possibile candidata ai Cda. Un’altra cosa è quando si confondono i numeri con il merito. È quasi un automatismo, parlando di donne in politica o nei Cda, dire “devono essere meritevoli”, mentre l’automatismo non scatta per gli uomini. Sono qualificati per definizione? Le donne di quel corso partiranno da un livello alto di preparazione. Tutti i presidenti e consiglieri di Cda sono dotati di laurea specifica e di corso? Non direi, pensando a certe nomine. Alla donna invece si chiede di essere plurititolata, brava, anzi bravissima». Critica anche l’ex assessora Claudia De Lorenzo: «Gli uomini, in quanto tali, hanno accesso ai Cda sempre e comunque, che siano spazzini, geometri, medici o psicologi. Le donne devono fare un corso...». Oberhammer replica: «La richiesta arriva dalle donne, perché tendenzialmente non ci accontentiamo, vogliamo essere molto informate». Aggiunge Martha Stocker: «In cinque anni, grazie alla legge, le donne nei Cda sono passate dall’1 al 33 per cento e dal 2 al 30 per cento nei collegi sindacali. Poiché si è puntato molto sul merito, si è creato un meccanismo virtuoso anche con le nomine maschili, che dovevano stare alla pari. Sono sicura che corsi così verranno chiesti anche dagli uomini». Aggiunge Oberhammer; «Non c’è solo il tema delle competenze. Si punta sul networking, perché gli uomini vi eccellono: frequentano gli stessi ambienti, giocano a calcio, negli anni costruiscono la loro rete dove si può pescare per gli incarichi. Anche le donne devono imparare a costruire le loro reti».

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