Corte dei Conti, il rifiuto di Brugger

L’ex deputato rinuncia all’incarico nazionale e non esclude il ritorno alla politica: «Preferisco fare l’avvocato»


di Orfeo Donatini


BOLZANO. Il gran rifiuto di Siegfried Brugger. L'ex onorevole della Stella alpina, designato dal presidente del consiglio dei ministri Enrico Letta, e ufficialmente nominato con decreto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla carica di consigliere della Corte dei Conti, ha infatti rinunciato al prestigioso incarico romano.

Quali sono state le ragioni che l'hanno portata a non accettare un simile incarico?

«Beh, innanzitutto devo dire che sono stato felice ed onorato per quella designazione del presidente Letta per ricoprire il prestigioso incarico di magistrato della Corte dei conti. Si sarebbe trattato tuttavia di un incarico del tutto incompatibile con l'attività del mio studio legale, che ho appena ristrutturato con un team di giovani colleghi, fra i quali anche mio figlio, e che nel giro davvero di pochissimi giorni avrei dovuto abbandonare».

Facendo due conti della serva, lei ha rinunciato a qualcosa come poco meno di tre milioni di euro.

«Onestamente non ho fatto alcun calcolo sui quattrini che avrei percepito. Anche se mi rendo conto che si sarebbe trattato di un prestigioso ruolo istituzionale nella magistratura contabile, con tutto quel che ne sarebbe conseguito. La mia è stata piuttosto una scelta chiara e trasparente una volta che mi sono trovato al bivio se abbandonare o meno i miei clienti: ho scelto di non abbandonarli».

Questa sua ritrovata indipendenza e autonomia da ogni vincolo professionale ed istituzionale, significa che tornerà a far politica?

«In verità non ho mai abbandonato la politica, anche se non sono più vincolato da alcun mandato per conto della Volkspartei».

Poniamo la domanda in un altro modo: no al prestigioso ma vincolante incarico perché magari sta per aprirsi una prospettiva di governo con il rimpasto dell'esecutivo Letta?

«Diciamo che alla luce della situazione nazionale e parlamentare questa mi sembra decisamente una visione fantapolitica. Ripeto, il sacrosanto vincolo dell'incompatibilità fra l'incarico di magistrato e quello della mia attività professionale privata mi ha posto di fronte ad un difficile bivio e dopo una lunga riflessione ho scelto. Non è stato facile».

I rapporti con il suo partito non sembrano idilliaci.

«In base allo statuto del partito non ho più alcun mandato elettivo e quindi mi ritengo un libero cittadino».

Sarebbe stato il primo sudtirolese ad approdare ad un simile incarico, e invece è stato il primo sudtirolese, e forse anche il primo italiano, a rinunciarvi.

«E' vero, e per questo sono molto grato al presidente Letta ed a quanti a Roma mi hanno manifestato la loro soddisfazione per la designazione. Poi certo, mi rendo conto che non accade così spesso che qualcuno dica “no, grazie” ad un simile incarico, ma ritengo che nella vita si debbano fare delle scelte. Talvolta anche difficili».

Fin qui le diplomatiche risposte di Brugger, che aprono nuove prospettive per la politica altoatesina. Considerato fra l'altro che l'ex onorevole fa riferimento esclusivamente ad una “soddisfazione per l'incarico” che gli è stata testimoniata in sede romana, ma non pare con altrettanto calore in sede locale. Insomma se nessuno, o ben pochi, nella Svp ha brindato per complimentarsi con Brugger, oggi forse sono ben più numerosi quelli che nella Stella alpina temono un suo ritorno attivo all'attività politica, magari per denunciare le caratteristiche di un partito sempre più autoreferenziale e “ministeriale”. E un primo test vi sarà presto in sede regionale per la conferma o meno di Brugger all'interno della Commissione dei Sei.

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