la storia

Così Bolzano soffrì sotto le bombe il 2 settembre 1943

La cronaca di quei giorni terribili tratta dalla “Provincia di Bolzano”, l'unica di un bombardamento aereo descritta da un giornale altoatesino


Ettore Frangipane


BOLZANO. Ottant'anni fa, i primi giorni di settembre del 1943, l'"Alto Adige" non esisteva ancora. C'era invece "La Provincia di Bolzano", sottotitolato "quotidiano della Federazione dei Fasci di Combattimento", nata nel 1927 e destinata a chiudere da lì a pochi giorni. Si era in guerra e le cose andavano male.

Mussolini, nel clangore festoso di trombe, trombette, tamburi e timballi aveva associato l'Italia all'avventura di Hitler, ma tornandosene con le classiche pive nel sacco: avevamo perso le colonie, i nostro nemici avevano messo ormai piede in Sicilia, l'ARMIR (Armata Italiana in Russia) s'era dovuta ritirare nel gelo lasciandovi migliaia di morti, tra i monti della Grecia non avevamo spezzato le reni a nessuno, tutt'altro, lo stesso Mussolini era stato arrestato dal re e confinato sul Gran Sasso.

Ormai quotidianamente le nostre città venivano devastate dai bombardieri anglo-americani e il turno di Bolzano iniziò il 2 settembre di quel 1943."La Provincia di Bolzano" - ormai non più fascista - ne scrisse il successivo sabato 4, ed oggi noi vi riproponiamo - parola per parola - la cronaca di allora (personalmente, mi permetto di aggiungere che quello stesso giorno ero sfollato sul Colle con la mia famiglia: ho ricordi precisi).

L'allarme è stato dato poco prima di mezzogiorno e otto minuti dal suono delle sirene e la popolazione si è subito avviata verso i rifugi calma e disciplinata: solo all'imbocco della galleria del Virgolo alcuni irresponsabili che hanno pagato comunque cara la loro imprudenza hanno sostato ingiustificatamente in attesa determinando quindi, ai primi scoppi della contraerea, pericoloso ingorgo. Venti minuti circa dopo il segnale di allarme, venticinque bombardieri provenienti dalla valle d'Adige a quota tremila facevano sentire il loro rombo e subito le armi della contraerea entravano in azione; spostatisi sulla destra della valle, gli aerei sganciavano le loro bombe sulla zona di Loreto, lungo tutta la via Garibaldi, in viale Vittorio Emanuele (oggi via della Stazione, ndr) e in via Macello ai Piani di Bolzano. Altre bombe, tutte dirompenti di medio calibro, sono cadute nella zona delimitata da via Garibaldi, viale Vittorio Emanuele e via Verdi. In viale Trento è stato colpito gravemente il ricovero degli inabili al lavoro, dove si trovavano una ottantina di vecchi; altre case di abitazione sono state squarciate dalle esplosioni. In quella che fu la piazza dei divertimenti (oggi Largo Verdi, ndr) numerose bombe hanno arato l'intera superficie libera danneggiando in maniera non grave l'albergo Sole ed altre case. In viale Vittorio Emanuele il Teatro Verdi ha subito gravi danni nella parte posteriore dove è andato rovinato in parte il palcoscenico; la parete laterale destra presenta un largo squarcio e numerosi palchi hanno subito non lievi danneggiamenti.

La violenza dell'esplosione in viale Vittorio Emanuele ha letteralmente divelto alcuni alberi e, danno più grave, ha mandato in frantumi alcune delle artistiche vetrate della parte absidale del Duomo che hanno ceduto allo spostamento d'aria. Altre bombe hanno danneggiato la cappella mortuaria nei pressi del vecchio cimitero e l'edificio che ospita l'istituto Josephinum fortunatamente vuoto, in quanto i piccoli si trovano in questi giorni in montagna. Una delle numerose bombe dirompenti sganciate nella zona di Largo Verdi è andata a cadere nel giardino del convento dei Cappuccini, ad una ventina di metri circa dal muricciolo di cinta. La violenza dell'esplosione, oltre che aprire un ampio cratere nelle aiuole del parco, ha causato la distruzione di tutti i vetri del vicino convento della chiesa, fortunatamente non di prezioso valore artistico. Anche il tetto dei due edifici ha subito dei danni, specialmente quello del convento, le cui tegole sono andate pressoché tutte distrutte.

Non appena, cadute le prime bombe, che sono state circa un centinaio e tutte dirompenti, l'UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea, ndr) provvedeva ad inviare nei luoghi colpiti tre squadre che hanno immediatamente provveduto al trasporto dei primi feriti all'Ospedale Civile. Particolarmente notevole è stata l'opera delle squadre al Ricovero per gli inabili al lavoro dove, in collaborazione con soldati nostri e delle Forze Armate del Reich, è stato rapidamente proceduto (all'inoltro) di tutti i ricoverati all'Ospedale civile.


A questo punto la prosa del cronista, non sempre fluida, si sofferma a ringraziare carabinieri, vigili del fuoco e quanti altri hanno collaborato ai soccorsi. Naturalmente si è aggirato tra le macerie anche il Podestà (oggi è definito sindaco ed è eletto dalla cittadinanza, allora la nomina scendeva dall'alto), con altre autorità. Più avanti: Gli aerei incursori si sono quindi allontanati verso sud, Fra la popolazione civile si contano sette morti e una settantina di feriti, 27 dei quali con due gravi sono stati ricoverati all'Ospedale. Questa è l'unica cronaca di un bombardamento aereo descritta da un giornale altoatesino. Pochi giorni dopo infatti (8 settembre), con il crollo dell'Italia e l'invasione della nostra penisola da parte delle truppe germaniche, la "libera" stampa cessò di esistere. Non uscì più "La Provincia di Bolzano", che si era alquanto affrancata dal fascismo, e non uscì più neanche il "Dolomiten", cui il fascismo consentì la diffusione tra forti condizionamenti. Uno dei tanti: i nomi delle località dovevano essere tutti indicati nella sola versione italiana: Nova Ponente e non Deutschnofen, San Genesio e non Jenesien, Caldaro e non Kaltern. Lo stesso per i nomi propri di persona. Unico giornale ad uscire in Alto Adige dopo l'8 settembre 1943 fu il "Bozner Tagblatt", di stretta osservanza nazista, diretto dal noto alpinista e scrittore Günther Langes, cui si attribuisce l'invenzione dello slalom gigante. Il "Bozner Tagblatt" non riferì mai dei bombardamenti ai quali questa terra, queste città dovettero soggiacere. Complessivamente Bolzano fu bombardata 24 volte, i morti tra la popolazione civile furono 250, le case danneggiate o distrutte furono il 62% del totale. A conclusione è importante ricordare che quello stesso 2 settembre 1943 un numero ben maggiore di aerei distrusse a Trento il rione della Portela, causando oltre 200 morti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità