Crisi della moda sci, la caldarese «Vist» chiede il concordato

I creditori spingevano e mancava la copertura economica. Marchio ceduto a una ditta bergamasca, ma resta Vist Tech



CALDARO. Un’ avventura imprenditoriale che si chiude, mentre l’altra rimane. Certo, un po’ di tristezza c’è e non si può far finta che sia altrimenti perchè il succo del discorso è che la scommessa modaiola di un’azienda dell’Oltradige non finisce come si sperava, come si era convinti di poter fare. Il riferimento è alla Vist di Caldaro, azienda del settore sci alpino che ha aperto l’attività nel 1997 producendo piastre e si è poi allargata agli attacchi, agli sci e infine all’abbigliamento da sci. E proprio su questo comparto ora tramonta il sole, anche se il marchio Vist rimane e resta Vist Tech per il settore sci e attacchi. La scelta, ufficializzata ieri, di chiedere il concordato con i creditori era nell’aria da un po’, in realtà. A parlarne è lo stesso Elmar Stimpfl, fondatore e anima della Vist.

«Nel corso degli ultimi 15 anni - spiega - siamo riusciti a fare emergere e imporre con successo il marchio Vist sul mercato. Tutto iniziò nel 1997 quando insieme a Roberto Vivian fondai la Vist con sede amministrativa a Caldaro. Inizialmente il nostro core business era esclusivamente legato alla realizzazione di piastre da sci. Nel 2004 poi Vist è entrata nel mercato dell'abbigliamento da sci. Sapevamo che non sarebbe stata un'impresa facile, tuttavia la nostra azienda è riuscita a conquistare un posto tra i grandi produttori internazionali attraverso collezioni innovative e creative».

Le cose girano bene e Vist tra il 2009 e il 2011 tocca un fatturato annuo di circa 11 milioni di euro. Che però qualcosa cominci a incrinarsi si può “leggere”, andando oltre i comunicati, quando a inizio 2012 Vist si unisce al marchio trentino Bailo (abbigliamento da montagna) nel gruppo Officina Italiana. Si annunciano progetti ambiziosi e piani di sviluppo comuni, che però non si potranno portare a termine.

«Abbiamo deciso - commenta infatti Stimpfl - di chiedere un concordato con i nostri creditori. La situazione è tale per cui banche e investitori non offrono la copertura necessaria e con il calo registrato l’ultimo anno dal mercato, questa ci è sembrata l'unica soluzione ragionevole. La nostra liquidità non era sufficiente per poter superare una crisi come questa: solo in Italia nel 2012 abbiamo registrato un segno meno pari a circa un quarto, un dato che per un'azienda di piccole dimensioni come la nostra è difficile da sopportare».

La fine del gruppo Officina Italiana però non significa il tramonto dei singoli marchi, Vist e Bailo continueranno a esistere. I diritti del marchio Vist sono stati trasferiti presso Punto Azzurro a Rovetta (Bergamo), fornitore storico dell'azienda e partner affidabile, che continuerà a produrre le collezioni Vist.

«È mio desiderio - conclude Stimpfl - che il marchio venga portato avanti anche in futuro. La sede Vist rimarrà in Alto Adige e i dipendenti riassunti, e comunque non è interessata dal concordato la Vist Tech con i suoi 22 dipendenti».

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