Croce, anello, e bastone: nei simboli scelti da Muser famiglia e convivenza

Sono i tre oggetti che costituiscono le insegne della carica di Vescovo: oggetti ornati di segni misteriosi e carichi di significati comprensibili solo allo sguardo degli iniziati



di Riccardo Valletti

BOLZANO.
Anticamente venivano seppelliti insieme al loro legittimo proprietario; da qualche tempo vengono affidati al museo diocesano al sopraggiungere del pensionamento; Karl Golser li ha portati con sé a Bressanone. Sono i tre oggetti che costituiscono le insegne della carica di Vescovo: la croce pettorale, l'anello e il bastone pastorale.

Oggetti ornati di segni misteriosi e carichi di significati comprensibili solo allo sguardo degli iniziati, che per i fedeli da sempre sono la rappresentazione tangibile dell'autorità del "pastore" - vescovo dal greco epìscopos, sorvegliante - al quale affidano le loro anime. Ieri mattina la Diocesi ha mostrato per la prima volta in pubblico le nuove insegne episcopali che il vescovo eletto Ivo Muser riceverà durante la cerimonia d'investitura domenica prossima nel Duomo di Bressanone.

Sono nate dalle mani di una famiglia di orafi altoatesini di lunga tradizione, i Gamper di Tirolo, che con la loro maestria hanno racchiuso anche nei minimi dettagli delle loro creazioni, secoli di tradizione simbolica cristiana insieme a richiami alla realtà dell'Alto Adige e a Muser stesso. La corretta lettura dei significati nascosti nei manufatti è stata introdotta dal responsabile diocesano dell'arte sacra e tutela dei beni culturali, Karl Gruber: «Innanzi tutto è importante notare la ricorrenza del numero tre - spiega il curatore - che rappresenta le tre anime altoatesine: italiana, tedesca e ladina».

IL BASTONE PASTORALE. Si compone di tre parti di legno di noce che si assemblano tra loro, ornate con fregi di argento e oro. In alto campeggia la curvatura che assume il significato del globo terracqueo, penetrato dalla croce dorata che si poggia sulle figure dei patroni diocesani San Cassiano, nella veste di maestro, e San Vigilio, come vescovo. Alla base della croce è stato inciso il motto pastorale di Muser, "Tu es Cristus". Tutta l'architettura poggia poi su dodici colonne d'argento intarsiato che rappresentano gli apostoli.

«Il bastone è in legno di noce che proviene da Gais, il Comune di nascita del Vescovo», racconta Hannes Gamper, il primogenito della famiglia di artigiani, mentre lo ripone in una valigetta imbottita di velluto rosso sfiorandolo appena con i guanti. «Trovare alberi di questa specie in quelle zone è ormai impossibile - spiega l'artigiano - abbiamo mobilitato tutti i falegnami della zona e alla fine abbiamo scovato un vecchio tronco tagliato nel giardino di un contadino».

Ai tre estremi visibili della croce corrispondono altrettante incisioni: il nome di Maria da un lato, il simbolo di Cristo dall'altro e sulla parte superiore le iniziali di Ivo Muser seguite dall'anno 2011. «La tradizione - spiega Karl Gruber - impone che il vescovo orienti il bastone mostrando ai fedeli il simbolo di Cristo solo all'interno della sua diocesi». Trovandosi ospite di un altro pastore, il vescovo mostrerà sempre e solo il lato opposto.

L'ANELLO. Per l'anello, interamente d'oro, i Gamper hanno utilizzato le fedi nuziali dei genitori di Muser, che ora giacciono, saldate ma ancora visibili, al suo interno e sulle quali è possibile leggere le incisioni dei nomi Johann e Aloisia. Sulla parte frontale invece, spaccata a metà da un taglio profondo, sono state incise le iniziali di Gesù e di Maria in lettere greche maiuscole. «È stato il vescovo stesso a proporci di utilizzare le fedi nuziali - racconta Thomas Gamper, il figlio minore - con i compito di fare in modo che non si perdessero». Per la famiglia di orefici è stata un'esperienza indimenticabile. «Non avevamo mai fatto nulla del genere - prosegue Thomas - abbiamo prima studiato la tradizione delle simbologie antiche per poi poter trovare una maniera di riproporle in chiave più moderna».

LA CROCE PETTORALE. Sulla croce pettorale infatti campeggia il primo dei simboli che nella storia hanno identificato il cristianesimo: il pesce, anche questo dorato, che dal greco ichthys significa "Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore". Sul retro, inciso sulla placca d'argento c'è lo stemma e la dedica della frazione di Gais che ha donato l'insegna episcopale. «È stata una corsa contro il tempo», racconta Eusebius Gamper, ancora al timone dell'impresa familiare Tiroler Goldschmied. Per terminare il lavoro, la diocesi ha imposto un limite di tempo di un mese e mezzo. «Tutta la famiglia ha lavorato all'unisono - sorride soddisfatto il capostipite - abbiamo considerato questo incarico un onore, e ci siamo tuffati a capofitto nei primi disegni, che presto si sono trasformati in progetti concreti».













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