Cultura, «no» al concorso per sostituire Lampis

Al direttore della ripartizione italiana, ora al ministero, subentra il vice Andolfo Tommasini: «L’obiettivo dei prossimi anni: far sentire a casa il gruppo italiano»



BOLZANO. La ripartizione Cultura italiana non avrà un direttore scelto per concorso. Il posto lasciato libero dal direttore di ripartizione Antonio Lampis verrà coperto per i prossimi tre anni dal suo sostituto, Claudio Andolfo, direttore dell’Ufficio politiche giovanili. Lampis dal primo settembre si è insediato al ministero dei Beni culturali e del turismo come direttore generale dei musei. Non si è però interrotto il suo rapporto di lavoro con la Provincia, che gli ha concesso una aspettativa di tre anni. «In questi casi il posto non viene messo a concorso. Lampis resta titolare dell’incarico di direttore di ripartizione, che verrà esercitato in questi anni dal sostituto, Claudio Andolfo», spiega l’assessore Christian Tommasini, «A sua volta avanzerà di un gradino, diventando sostituto di Andolfo, Luca Bizzarri dell’ufficio politiche giovanili». Non è un caso isolato. Le direzioni ad interim, sono frequenti in Provincia. Così Tommasini.

Lampis è un personaggio di alto profilo, oltre ad avere diretto la ripartizione per molti anni. Come gestirete questa nuova fase?

«Quando sono arrivato, Lampis era già direttore di ripartizione. L’incontro tra due visioni diverse, ma alla fine ci siamo trovati sulla visione di base. L’investimento sulla cultura crea benessere e coesione sociale. Questa è la linea dell’assessorato e dà frutti, come dimostrano gli indicatori nazionali e la stessa nomina prestigiosa di Lampis al ministero. Su questa linea si ritrova Claudio Andolfo, che in questi anni ha affiancato Lampis. Non si riparte da zero. Al contrario, avere una persona come Lampis a Roma potrà aiutarci, senza contare che ci saranno occasioni per collaborare. Sono più che tranquillo con la ripartizione affidata a Claudio Andolfo. È un bolzanino che si è formato a Bologna e là aveva iniziato a lavorare nell’assessorato alla cultura del Comune. Da cinque anni lavora con noi, portando uno sguardo largo».

La Provincia ha un problema di ricambio dei dirigenti. Vale ancora di più per il gruppo italiano, numericamente ridotto?

«Dipende dai settori e dal metodo di lavoro. Costruire una squadra di valore, come nella ripartizione Cultura, significa anche preparare le successioni».

Come riassumerebbe il lavoro culturale per il gruppo italiano nei prossimi anni?

«È arrivato il tempo di sentirsi del tutto a casa. Le generazioni precedenti hanno affrontato il trasferimento da altre regioni e poi, via via, l’approccio sempre meno rigido verso il tedesco. Il cantiere resta aperto, ma è importante lavorare sulla conoscenza del territorio, per farlo proprio. Non è di poco conto il lavoro del Cai con i giovani». (fr.g.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità