D’Ambrogio: sul Talvera più luce contro la paura

Il gruppo di volontari del circolo Pippo: nuovi bar? Rivitalizzare quelli che ci sono L’architetto: «Sì all’attività musicale, cercando la collaborazione dei residenti»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Io sto in piazza Erbe dalla fine degli anni Settanta. E dico una cosa: da quando c'è la luce è un'altro vivere. Prima, col buio, era terra di nessuno». Quindi sul Talvera basterebbe fare uno più uno. «Non è che l'illuminazione faccia miracoli sicuri», aggiunge Roberto D'Ambrogio, «ma aiuta a farli arrivare». Il quale parla non per sentito dire. Da sei anni e un poco di più l'architetto è responsabile di tutto quel piccolo universo di volontari, giovani e "aderenti" che ruota intorno al bar Pippo. Margine basso dei Prati. Quell'angolo di mondo stretto tra i campi e il Corpo d'Armata. Prima c'era lui, il vero Pippo, l'orso di tutti noi. Adesso nel suo ricordo si gioca ancora. E si mangia e si sta insieme. Per cui intanto continuiamo a darci da fare per riempire di cose quel parco, sembra il senso delle sue parole. Senza credere che la vita dei Prati vada avanti da sola soltanto perché sono belli di giorno. «Ma una cosa non farei mai», aggiunge D'Ambrogio.

Prego, architetto...

«Metterci dei recinti».

E' quello che ha detto anche il questore.

«Appunto. E sottoscrivo dieci volte. I Prati non hanno bisogno di barriere, perché, soprattutto di notte, le barriere sono fatte per essere superate».

Ma, dicono, c'è l'emergenza immigrati.

«Le assicuro che non è un problema. Io sto spesso lì. Ma quello che è accaduto l'altro giorno, quell'inseguimento e quei bastoni, è un caso. Magari potrà ripetersi, perché Bolzano sta gestendo un problema forse più grande di lei. Ma venite qui a tutte le ore, camminate sull'erba e ditemi se gli immigrati danno fastidio o no. O se sono una presenza ingombrante. A me pare di no».

Ma il mondo è cambiato e da molte parti si chiede di riqualificare i Prati, di fornire loro nuovi strumenti.

«Questo è un altro discorso».

Da dove lo farebbe partire?

«Dalla luce. Certi tratti delle passeggiate sono oggettivamente non attrattivi. Non penso che le signore ci vadano dopo una certa ora. E invece sarebbe bello. Darebbe vita. Per cui: mettiamoci un bell'impianto di illuminazione diffuso. In piazza Erbe era la notte prima delle luci. Adesso è una piazza viva e la gente non ha più paura di andarci».

E infrastrutture di "conforto” ? Bar, ristoranti?

«Servono. Ma ci sono già. Sì, magari qualcuno in più. Ma il problema non è l'assenza di bar e di tavolini. Il problema è che quelli presenti, sono un mortorio. Sono spesso chiusi, non si danno da fare, non ci sono cose da leggere tranne pochi fogli, non succede niente e chiudono presto. Il bar sopra il Pippo, ad esempio, vicino ai campi Righi: sembra che non ci sia. E' vuoto e poco attrattivo. I giovani non ci vanno. Diamo una scossa alle strutture che ci sono, intanto. Poi si vede».

E un'arena lì, vicino all'area Pippo, come hanno suggerito i negozianti di corso Libertà anche per dare una frustata al commercio del quartiere?

«Bene. Anche se immagino il flusso di persone non necessariamente si riverserà sul corso. Ma...»

Ma?

«Abbiamo provato anche noi a fare musica. Poi, poco dopo le dieci di sera, arrivavano le proteste».

Dei militari?

«Diciamo dei vicini. E' sempre così, ovunque si faccia musica. Per cui dico: bene un'arena. Ma allora crediamoci. Facciamo una bella cosa, ben pensata. Il Comune faccia un convenzione con la gente di via Cadorna, si metta in sinergia con gli organizzatori degli eventi, crei strutture di contorno e allora sì l'iniziativa potrebbe decollare. Ma non lasciamo tutto sulle spalle di qualche volontario».

I Prati così come sono hanno un futuro?

«I Prati sono verde in libertà. Avranno sempre un futuro. Serve solo un po' di manutenzione».

Facciamo loro il tagliando?

«Sì, basta quello».













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