Da passamano non si vende ma si regala

Anche corsi di sartoria e un laboratorio dove riparare la bici


di Alessandro Bandinelli


BOLZANO. Alle dieci di mattina Alessandro Borzaga, coordinatore del progetto “Passamano”, apre la serranda del negozio in via Rovigo 22/C. Fuori, ad attenderlo, c'è già qualche "cliente", che poi cliente non è perché a Passamano i libri, gli oggetti, i vestiti esposti si possono prendere gratis. Sì gratis, senza pagare. Se ne possono prendere fino a cinque, poi viene richiesta una piccola offerta a seconda delle possibilità.

Ma chi ci guadagna? Nessuno, o meglio: «Tutti - come dice lo stesso ideatore di questa apparentemente folle idea - sia chi prende gli oggetti, sia chi se ne deve disfare, ma soprattutto ne guadagna la comunità che, attraverso questo gesto di solidarietà, rimette in circolazione non solo oggetti che altrimenti finirebbero in discarica, ma alimenta la cultura "del dono", sempre più preziosa in una società in cui i rapporti tra le persone sono regolati prevalentemente dalla logica del profitto».

E di persone, nel "negozio" ce ne sono davvero tante: mamme con carrozzine, pensionati, ragazze, come Martina Giacometti in cerca di un pantalone o una giacca un po' vintage, una folta piccola comunità dove le persone non solo si scambiano oggetti ma si incontrano. Irina (nome di fantasia) viene dall'Europa dell'Est, è appassionata di libri e qui ne trova tantissimi. Per lei, l’aver dovuto lasciare tutti i suoi libri quando è venuta a stare in Italia, è un ricordo doloroso. Qui a Bolzano lavora come cernitrice di frutta, mentre il suo compagno è disoccupato. «Se non ci fosse questo posto non ci potremmo permettere di comprarli i libri, questi li prendo per il mio bambino che ha sette anni e voglio che cresca amando la lettura come me». Alcuni avventori finiscono per diventare volontari, è il caso di Daniela Jianu venuta a Bolzano 8 anni fa dalla Romania. Da Passamano presta servizio due volte alla settimana: «Sono tante persone che con lo scambio gratuito riusciamo ad aiutare, moltissime mamme che hanno bisogno di articoli e vestiti per i bambini».

«Ho sempre fatto politica attiva e volontariato - racconta l’ideatore del progetto - ma volevo creare qualcosa che avesse un riscontro pratico nella mia comunità e così prendendo spunto dai negozi "Umsonstladen" (negozi del gratuito ndr) in Germania e Austria, ho messo a disposizione questo negozio che ho ereditato e che era sfitto e l'ho messo a disposizione del progetto. Da subito Passamano si è riempito di oggetti che la gente ci ha portato e abbiamo cominciato a redistribuirli». Le offerte sono state molte, e Borzaga, dopo il primo anno ha deciso di estendere il concetto dello scambio etico anche ai servizi, affittando un nuovo locale. Così è nata la “Ciclofficina” dove è possibile riparare la propria bici gratis e il laboratorio di sartoria dove poter aggiustare un pantalone: «Abbiamo anche attivato corsi di sartoria che hanno subito registrato il tutto esaurito e che ripartiranno alla fine del mese. L'ideale sarebbe quella di coinvolgere sempre più volontari, gente che ha tempo e voglia di insegnare qualcosa. Penso ai tanti pensionati che hanno manualità e che vogliono mettere a disposizione il loro tempo e le loro capacità nel campo della falegnameria, dell'elettronica, e della meccanica, per aprire dei laboratori qui nei nostri spazi». Un’idea che ha avuto grande successo e che è stata replicata anche a Caserta e a Milano.

Nelle sue attività, l’associazione coinvolge anche persone che provengono da realtà svantaggiate: persone con problemi psichici o di dipendenza, o da realtà marginali che hanno bisogno di un inserimento sociale. Il negozio e i laboratori rappresentano per queste persone un primo approccio con una realtà lavorativa dove ritrovare sicurezza nelle proprie competenze e tornare ad avere un ruolo attivo nella società, come Ate, rifugiato del Togo, che è il responsabile della ciclofficina. Il successo di Passamano insomma sta nel produrre solidarietà, una merce rara, ma gratuita.

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