Dalla moda all’arte «Folgorata da Warhol»

Patrizia Spadafora ha curato la più importante mostra di arte contemporanea che accompagnerà a Venezia la prestigiosa «Biennale di Architettura»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Adesso cammina tra Ai Wei Wei, sfiora Anish Kapoor, si specchia dentro Daniel Buren, guarda per l’ultima volta Joana Vasconcelos. Perché la mostra sta per partire. Ed è la sua. La più importante dedicata all’arte contemporanea che accompagnerà, a Venezia, la XIV Biennale di architettura. «Sono i più grandi. E sono emozionata come una bambina». Ecco Patrizia Spadafora, bolzanina, la curatrice di “Genius Loci”. Li ha scelti ad uno ad uno, tante volte con poche speranze di averli con lei, aspettando un sì. È stata una sua idea, “Genius Loci”. Una mostra frutto di una partnership tra Berengo Studio (i vetrai più creativi di Murano) e la Lisson Gallery di Londra, uno dei luoghi di culto della contemporaneità artistica. Nasce dalla moda e nella moda, Patrizia Spadafora. Figlia di Rudy, uno dei protagonisti dell’imprenditoria bolzanina degli anni ’70, e in una famiglia allargata che ha accompagnato la valanga azzurra con le sue magnifiche “divise” della Silvy tricot. E ancora sorella di Marina, protagonista delle sfilata milanesi e ora stilista per Ferrè.

Dalla moda all’arte...

«Una passione che mi ha sempre accompagnato. Anche quando vivevo tra i tessuti».

Mondi vicini ma che tante volte non si sono toccati

«Per me la scintilla è scattata a New York. Lì ho conosciuto Andy Warhol e ho frequentato il suo studio, la mitica “Factory”».

Gli anni Ottanta, la Grande Mela che diventa capitale dell’arte contemporanea. Ma poi è tornata la moda...

«Ma non solo. È stato il momento degli approfondimenti. Anni trascorsi a visitare mostre, ad approfittare di ogni varco per mettermi in mezzo alle fiere, prendendo contatto con i collezionisti e i curatori. E poi gli artisti. Tanti li ho raggiunti dentro i loro atelier».

Sono nati rapporti speciali?

«Quelli con Jason Martin, della young british artists generation, con Joana Vasconcelos che ha rappresentato il Portogallo all’ultima Biennale. E poi Corice Arman, moglie del grande artista francese».

E come appare Venezia?

«Con la seconda scintilla. Conosco Philipp Reylands, storico direttore della Guggenheim collection. E dopo qualche tempo divento vicepresidente del Peggy Guggenheim Circle e iniziano i viaggi in laguna. Avanti e indietro. È nata l’amicizia con Adriano Berengo, patron di “Glasstress”, la mostra collaterale della Biennale che presenta opere in vetro dei maggiori artisti».

Che le chiede di lavorare con lui...

«A Bolzano sentivo i formicolii ai piedi. Ero sempre pronta a partire per Venezia. E Berengo mi chiese di seguire i grandi artisti creando per loro progetti speciali».

Così nasce “Genius loci”?

«Nasce l’idea. Ma tutto il resto sono stati una fatica. Ma magnifica. Spero sia l’evento di maggior richiamo dell’arte contemporanea che affianca la Biennale d’architettura. All’inaugurazione ci saranno quasi tutti. Da Kapoor a Ai Wei Wei».

E poi?

«Ancora Venezia. E soprattutto Murano, la patria storica del vetro che mi ha rapito il cuore. E forse la direzione di una fondazione e un nuovo museo del vetro contemporaneo».













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