Bolzano

Degrado al «Parco Berloffa»: pronto il piano per il rilancio 

Dopo l’inaugurazione in settembre, l’installazione patisce problemi di sporcizia e incuria e la famiglia dello statista protesta. L’opera verrà modificata: previsto anche un percorso verso piazza Magnago



BOLZANO. C’è un’autonomia tirata a lucido e c’è un’autonomia sempre impolverata. Una sta in piazza Magnago, l’altra nel parco intitolata ad Alcide Berloffa, all’interno del parco Stazione. Così che i monumenti che le riguardano rischiano di diventare il simbolo di un vago squilibrio della memoria.

Anche in questi giorni, infatti, la panchina rossa del padre italiano del Pacchetto non se la passa bene: polvere che sale dalla terra fino alle scritte che riportano le tappe di un difficile percorso verso la riconciliazione, lattine lasciate sulla seduta, frequentatori ignari di quello che rappresenta. E proteste. Alcune scritte, altre a voce. Tanto che qualcosa si sta muovendo.

Da una parte il Comune, dall’altra la famiglia dell’onorevole. Con il progetto fatto e finito, inaugurato il 5 settembre in occasione della Giornata dell’autonomia, che rimane invece inesorabilmente a metà. Ma questa è l’agenda che sta emergendo: entro pochi giorni («almeno per affrontare l’inverno e il rischio che si presenterà quando la polvere diventerà fango» ha promesso il sindaco Renzo Caramaschi) verrà posto un letto di corteccia lungo tutto il perimetro, e un po’ oltre, a cura della giardineria comunale.

Poi due step, previsti almeno nei prossimi mesi: uno prevede di creare un «cerchio sospeso», un sostegno che non faccia toccare il terreno alla panchina , preservandola così dalla polvere. Con, in aggiunta, una pavimentazione a cubetti tutto intorno all’anello rosso.

L’altro passaggio, in primavera, intenderebbe delineare un piccolo percorso, per un breve tratto già attualmente visibile, che attraverso un sentiero cubettato colleghi il parco alla piazza Magnago.

Questa è già una proposta formalizzata. E sarà sottoposta ufficialmente al Comune dalla famiglia. Dice Paolo Berloffa, figlio di Alcide: «Prima eravamo arrabbiati, ora pensiamo di dover proporre. Lo stato della panchina che ricorda mio padre è in una situazione che parla da sola. Era inevitabile, visto il luogo, che ci fosse una frequentazione come quella che vediamo, ma un poco più di cura formale avrebbe evitato di ridurlo così. C’è l’idea di sollevare l’anello per preservarlo, siamo pronti a sostenerla».

Il senso dell’operazione non sarebbe soltanto igienico. Facendo salire anche di poco da terra la panchina rossa, creando uno spazio, una intercapedine d’ombra tra manufatto e fondo del parco, l’anello stesso diventerebbe meno panchina e più monumento. «Quasi una piccola opera d’arte» dicono i famigliari.

L’anello poi, poggerebbe su un lastricato urbano, a cubetti, rendendo così più agevole la pulizia ed evitando le conseguenze della polvere. «Ma la cura del luogo, anche oggi», chiarisce Caramaschi, «è quotidianamente assicurata dalla Seab. Anche se non basta...».

L’altro elemento in progetto, un piccolo viale interno al parco che connetta Berloffa a piazza Magnago renderebbe poi visibile il collegamento umano e storico delle due figure. Ma in più, insiste Paolo Berloffa «assumerebbe un chiaro valore politico, collegando sullo stesso piano i totem della piazza alla panchina, e dunque mio padre a Magnago».

Poi c’è un ultimo passaggio. Avverrà tra non meno di tre anni, quando il progetto di riqualificazione dell’areale della vecchia stazione dei bus inizierà ad agire sul verde: viale Stazione verrà rimpicciolito per diventare pedonale e il giardino di fronte al futuro Waltherpark e il parco Berloffa saranno risistemati in parallelo, immaginando un unico spazio verde senza interruzione. Ma questo è il futuro. Il presente è quello che vediamo tutti i giorni . P.CA.













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