Delitti, speranza e fame: il racconto del Dopoguerra

Nelle cronache, gli anni della ricostruzione a Bolzano L’emergenza casa, i rioni distrutti e la via della convivenza



SEGUE DALLA PRIMA. Il giornale eacconta cosa accade nel mondo, in Europa, in Italia e anche in Alto Adige fresca provincia italiana che le trattative con il “bilancino” delle potenze vincitrici alleate nel secondo conflitto mondiale hanno conferito all'Italia. Ecco cosa è stato ed è il quotidiano Alto Adige in edicola per la prima volta il 24 maggio del 1945: era un giornale grande, formato ”lenzuolo”, di due o quattro pagine al massimo, solo una delle quali dedicata alla “Vita cittadina” che quasi mai finiva in prima pagina.

Il Dopoguerra. E quella che emerge dalle cronache del primo Dopoguerra - fra il 3 maggio 1945, giorno della liberazione della città e la fine del 1947 - non può che essere la fotografia di una Bolzano città ferita e lacerata nel profondo: prima dalle bombe nella sua struttura urbana ormai costellata dalle macerie causate da ben tredici bombardamenti degli alleati fra il 2 settembre del 1943 e il 28 febbraio del 1945 (compreso quello del giorno di Natale del 1943); poi dal dramma delle opzioni che spinsero migliaia di sudtirolesi a preferire la cittadinanza germanica (fra i quali anche l'influente vescovo, l'ultimo principe vescovo di Bressanone Johannes Baptis Geisler), salvo poi in grandissima parte pentirsene amaramente. Mentre non pochi furono i Dableiber, coloro che invece coraggiosamente rimasero al loro posto e patirono la furia nazista. Alcuni nomi solo per fare qualche esempio: dal canonicus Michael Gamper fondatore poi della casa editrice Athesia e del quotidiano Dolomiten a Friedl Volgger fra i fondatori della Svp, a Josef Mayr-Nusser internato a Dachau e morto di stenti il 24 febbraio '45 ad Erlangen ed oggi con un processo di beatificazione in corso.

L’emergenza casa. La vita dei bolzanini. Quei primi anni, una volta conclusasi quella tragica stagione nazifascista e bellica, non sono stati semplici. Anzi. E' scattata subito la ricostruzione, ma le devastazioni sono ingentissime: il Genio civile - leggiamo sulle cronache del nostro giornale - accerta che i crolli causati dalle incursioni aeree sulla città hanno prodotto danni per due miliardi e 200 milioni di lire. Delle 3.600 case di Bolzano 325 sono state distrutte, 550 gravemente danneggiate e 1.395 lievemente danneggiate. E l'emergenza casa spesso scoppia in proteste di piazza ed occupazioni delle case popolari ancora in costruzione. Basti pensare che una cinquantina di famiglie (oltre 400 persone) si sono sistemate nei capannoni e nelle celle del lager appena liberato ed altri duemila lavoratori, spesso con le loro famiglie, sono ospitati in condizioni assai precarie nelle baracche del “villaggio Lancia” in zona industriale. Già nel 1940, la città possedeva poi ben 37 rifugi; alcuni vennero scavati nella roccia come nel caso del ricovero antiaereo di S. Osvaldo, del Guncina a Gries (trasformato anch'esso in alloggi precari per i senzatetto) o di quello più famoso del Virgolo la cui costruzione fu iniziata nel 1939, ma venne successivamente trasformata in ricovero antiaereo capace di ospitare ben 10.000 persone; il ricovero antiaereo di piazza Matteotti invece si sviluppa, perchè è ancora perfettamente conservato, al secondo piano interratto dei condomini Ipes 14 E-F a una profondità di circa sei metri dotato di un avanzatissimo sistema di areazione a pedali.

La tessera annonaria. Ma l'emergenza casa per i bolzanini non era la sola a caratterizzarne la vita: i generi alimentari erano ancora razionati e spesso le derrate non arrivavano proprio, mentre al tempo stesso i prezzi continuavano a salire. L'uso della tessera annonaria era d'obbligo e ogni famiglia non poteva ricevere più 200 grammi di zucchero al mese o 100 grammi di carne la settimana; il pane spesso scarseggiava e si ripetevano le campagne per favorire l'uso sostitutivo della polenta; sono razionate anche le patate e il 4 maggio del '46 sono le donne a scendere in piazza e ad occupare piazza Erbe contro il caro-prezzi; l'elettricità è distribuita solo in certe fasce orarie e nemmeno tutti i giorni. Più volte nel corso degli inverni scarseggia il carbone e si chiudono le scuole.

La criminalità. Il coprifuoco viene abolito solo nel giugno del '45. Le condizioni della società sono tuttavia in costante cambiamento: sono migliaia gli sbandati che transitano per le valli dell'Isarco e dell'Adige, migliaia gli ex soldati dell'esercito tedesco ancora presenti su tutto il territorio comprese quelle centinaia di alti ufficiali delle SS e dello stato maggiore hitleriano che proprio attraverso l'Alto Adige tentano con la compiacente copertura di alcuni settori della Chiesa, della vecchia pubblica amministrazione e della Croce rossa di darsi una nuova identità e di raggiungere soprattutto le Americhe, Argentina e Canada in particolare. Si susseguono poi gli arresti e i processi della sezione speciale della Corte d'assise nei confronti degli aguzzini del lager di Bolzano e dei collaborazionisti. Ma è la delinquenza comune quella che dilaga: se i furti di biciclette sono all'ordine del giorno, nel corso del 1946 in tutta la provincia ci sono stati 24 omicidi, 6 tentati omicidi, 91 rapine, 3.336 reati contro il patrimonio. E spopola anche la prostituzione.

La politica. Nel primo Dopoguerra l'amministrazione è ancora nelle mani degli ufficiali alleati. In Comune si succedono due commissari con Luciano Bonvicini e Guido Dalla Fior fino all'elezione del primo sindaco Lino Ziller il 27 luglio del 1948. La Provincia decolla anch'essa solo nel '48 con il presidente Karl Erckert e nello stesso anno, a Costituzione in vigore e ad elezioni avvenute, si scioglie il Comitato di liberazione nazionale. L'Accordo Degasperi-Gruber che sancisce l'autonomia speciale della Regione Trentino Alto Adige viene firmato il 3 settembre del 1946 e sarà l'inizio di un lungo cammino di convivenza, non privo di tensioni e drammatiche stagioni come quella del terrorismo.

La ripresa. La ricostruzione è in pieno fermento e le ferite della guerra si superano anche con il moltiplicarsi degli eventi culturali, l'apertura di una decina di sale cinematografiche, i concerti e le commedie teatrali, ma soprattutto i grandi appuntamenti sportivi come quello del Giro d'Italia che vide Fausto Coppi vincere la tappa dolomitica il 13 giugno del 1946 scavalcando il rivale Gino Bartali. Uno spaccato della vita quotidiana dei bolzanini che ci fornisce insomma una fotografia in bianco e nero dai toni forti e senza alcuna gradazione di grigi, ma anche ricca di quei fermenti di solidarietà sociale e di convivenza che poi avrebbero dato tutti i loro frutti.

Orfeo Donatini













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