Dello Sbarba critico: Convenzione zoppa, mancano gli italiani

Il consigliere: «Per fortuna non ci sono solo gli Schützen, ai tavoli anche chi vuole la svolta plurilingue»



BOLZANO. Convenzione per l’Autonomia, italiani non pervenuti. O quasi. L’Open Space di sabato a Bressanone, il quarto su nove, conferma la regola. «Eravamo in cinque, contati. Rispetto alle altre volte si è fatta vedere la Svp dei vertici, mentre il Pd era quasi del tutto assente. Soprattutto, mancano i cittadini», segnala Antonio Bova (consigliere di Alto Adige nel cuore). Altri partecipanti parlano di una ventina di italiani su duecento, Sempre pochi. In compenso la destra tedesca continua con la propria organizzata presenza e con i temi che tornano da una assemblea all’altra, autodeterminazione, toponomastica, minaccia all’integrità della scuola tedesca...Una pericolosa auto-esclusione dalla riforma dello Statuto, una delega in bianco ad altri per le decisioni sul prossimo Alto Adige? I ricercatori dell’Eurac correggono in parte il tiro: sulla piattaforma internet, i contributi vedono un maggiore equilibrio tra i gruppi linguistici. Da Riccardo Dello Sbarba, consigliere provinciale dei Verdi, una analisi che invita a non fermarsi alla conta delle presenze.

I partiti non organizzano la propria base, i cittadini del gruppo italiano stentano a partecipare. La scarsa presenza del mondo italiano è un dato degli Open Space.

«Ho assistito agli appuntamenti di Bolzano e Merano. È vero che la presenza degli italiani non era quale dovrebbe essere, ma quelli che arrivano sono determinati e attivi. Dobbiamo ricordare che questa è solo una fase del percorso: c’è la piattaforma internet, ci sarà il Forum dei 100 e la Convenzione dei 33 vera e propria. Esistono poi realtà che stanno discutendo della riforma dello Statuto, come il ciclo di incontri organizzati da Gianni Lanzinger all’Upad. Mi sono fatto l’idea che la situazione sia articolata e ricca».

A cosa allude?

«Si è parlato molto della presenza organizzata della destra tedesca e degli Schützen, ma in realtà si sono delineati due gruppi di persone disposte a spendere il proprio sabato pomeriggio a parlare di Statuto. C’è il gruppo della autodeterminazione, che esprime un pezzo di società e c’è il secondo gruppo, pure molto attivo, in cui mi riconosco, che porta il valore del plurilinguismo, del destino multiculturale nostro e di tutta l’Europa, della vera scuola plurilingue, della riduzione delle barriere etniche, dal censimento alla proporzionale. Raccontano una società plurilingue, che esiste già e che vede in prima linea le famiglie mistilingui. I loro interventi negli Open Space si aprono sempre con un racconto familiare di nonni, genitori, coppie a cavallo tra i gruppi linguistici. In questi gruppi trovi anche gli italiani. Dove altro dovrebbero stare? Insomma, gli Open Space finora raccontano due gruppi forti che chiedono il cambiamento, in un verso o nell’altro. Il problema è che in mezzo non c’è nulla.... Manca quasi totalmente il mondo della maggioranza Svp-Pd, la loro versione».

Perché?

«Perché secondo me dovrebbero scegliere tra una opzione o l’altra, invece c’è solo un balbettio. Si difendono le sperimentazioni linguistiche nelle scuole, precisando che l’architettura del sistema scolastico non cambierà, si cerca di rassicurare la destra secessionista, non dicendo fino in fondo che la Convenzione non potrà partorire il distacco dall’Italia».

Non teme che l’agenda della Convenzione venga dettata dai secessionisti?

«No. I temi degli open space verranno elencati e non “pesati”».

La Svp non seguirà il vento di destra?

«Credo di no. Se conosco Kompatscher, lo sento come una garanzia». (fr.g.)

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