Bolzano

Delusione Piazza Matteotti: “murato” pure il giardino 

Nuove proteste dei residenti per le panchine nascoste è già luogo di degrado. Anche la fontana non funziona ed è già un immondezzaio. Deluso il sindaco Caramaschi



BOLZANO. Piazza Matteotti non è mai stata bella. Ma ha sempre provato ad essere piazza. A cui spesso è bastato far sì che la gente lì “si vedesse”. Ebbene, oggi è proprio questo il problema. Dice Emanuela Chieregato, che abita da sempre nei pressi: «Se mio papà prova ad andare nel piccolo parco appena costruito non lo vedo più». Nel senso che è nascosto dal cemento.

E qui nasce una nuova questione, pur se anch’essa legata in qualche modo alla (non) visibilità. Proprio quel giardino chiuso sta diventando, soprattutto di sera, rifugio per chi non ha casa. Celato com’è ad occhi indiscreti.

Insomma la nuova piazza è nata un poco sfortunata. Anche perché, prima, ha vissuto un calvario: un bando per l’appalto da rifare, ritardi di mesi, la pandemia, incomprensioni diffuse con le ditte, aperture rinviate, tagli al progetto con la sparizione del porticato.

Dopo, non è mai entrata nel cuore degli abitanti. Ultimo inciampo: la fontana. Quella costruita lungo il muro di cinta del giardino è diventata una discarica. Carte, rifiuti, sporcizia. Inevitabile, forse, vista la mancanza di un regolare deflusso.

È di design. Ma certo non la funzione a svolgere il compito di ogni fontana: dare gioia e refrigerio. Un po’ il destino della sua consorella altrettanto modernista in piazza Mazzini. Anch’essa ormai da anni inattiva e ridotta a scarico impenetrabile.

Osservate queste difficoltà di crescita, il sindaco Renzo Caramaschi è parso molto inquieto: «Ho dato disposizioni di ripulire subito la fontana ma il problema mi sembra vada oltre». Tanto che prefigura un nuovo corso: «Non sono un tecnico, so che il progetto è passato al vaglio di commissioni e circoscrizioni, che gli architetti hanno vinto un concorso aperto. Ma spingerò perché quando si rifanno piazze, le piazze restino tali. Cioè luoghi aperti, fruibili, senza ostacoli».

La ragione la aggiunge: sempre più spesso gli arredi urbani pensati per favorire la cosiddetta “socializzazione”, diventano invece ostacoli. E ogni panchina se tolta alla vista, ogni giardino se costruito con muri e protezioni rischia di essere un invito per chi non pensa alla socializzazione ma vive nell’emarginazione.

In conclusione: potrebbe essere che le complicazioni che stanno aggredendo piazza Matteotti possano diventare uno snodo importante per avviare una riflessione sul disegno e dunque sull’uso delle piazze. Magari con disegni più modesti ma con maggiore propensione alla frequentazione attiva.

«Comunque - spiegano in Comune - per piazza Matteotti si sta già pensando ad una conversione più sociale e a programmare lì iniziative ed eventi».

Certo, le criticità restano. Annidate soprattutto in quella sorta di “hortus conclusus”, di giardino murato che prova a immaginarsi un futuro nella parte nord dello slargo.

Ma chi ha progettato e ha approvato la ristrutturazione, ha riflettuto sufficientemente?, si chiedono i residenti. Bella domanda. Che attiene questo, come altri luoghi pubblici a costante rischio degrado. O a non essere compresi. E dunque vissuti.

Tanto che ci si chiede quanto sia stata coinvolta la comunità e se vi sia stato un confronto sincero sulla funzionalità degli arredi urbani. Resta Giacomo Matteotti. Che il sindaco ha dato mandato qualche settimana fa di spostare più al centro della piazza. Ma che, a tutt’oggi, sembra guardare sconsolato la fontana -piscina ai suoi piedi. Doveva specchiarvisi , il martire socialista, ma l’acqua è troppo torbida. P.CA.













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