Di Fede alla Serracchiani «Intervieni tu per Artioli»

La segretaria ieri a Roma al Pd nazionale: LiberalPd deve fare marcia indietro «Il modo scorretto in cui è stata gestita l’operazione ci allontana ancora di più»



BOLZANO. Bloccare la nomina di Elena Artioli: missione «quasi» compiuta. Liliana Di Fede, segretario provinciale del Pd, ha incontrato ieri a Roma Lorenzo Guerini, vice segretario nazionale del Pd. Il giorno prima aveva telefonato a Debora Serracchiani, l’altra vice del segretario Matteo Renzi.

Obiettivo: chiudere al più presto la vicenda della nomina di Elena Artioli (consigliera provinciale eletta nella lista Forza Italia-Lega nord-Team A) a coordinatrice provinciale della associazione LiberalPd. Liliana Di Fede ha chiesto ai vertici del Pd di sollecitare Enzo Bianco, presidente di LiberalPd, perché annulli la nomina di Elena Artioli. Risultato? «C’è l’impegno a sostenerci e risolvere questa situazione, tenendo conto che LiberalPd è una associazione autonoma, sia pure assolutamente di area ed è proprio questo il punto. Inutile prenderci in giro: abbiamo tutti una responsabilità nei confronti del partito. Ci hanno annunciato che parleranno con Bianco», riferisce rientrando a Bolzano.

Di Fede ha raccontato a Guerini la mobilitazione di questi giorni dentro il partito, con dimissioni presentate (Primo Schönsberg dalla segreteria), altre annunciate, il documento uscito dalla assemblea provinciale intitolato «nessuna intenzione di accettare Elena Artioli nel Pd», la sua stessa presa di posizione. «Le persone che ci sono vicine non possono capire e hanno ragione, perché non lo capisco neppure io», riassume Di Fede.

Un dietro front potrebbe arrivare nelle prossime ore, ma non è scontato. Anche ieri a Roma è stato detto che lo stesso Bianco avrebbe sottolineato che dietro l’operazione di aggancio di Elena Artioli al Pd c’era la spinta di una parte del partito altoatesino. Solo Uwe Staffler o altri?

Azzerare la nomina e poi si vedrà: questa la linea prevalente nel partito. La stessa Artioli con la sua nota di martedì ha lanciato un segnale: parla del Pd come del partito «cui vorrei appartenere», assicurando di comprendere che sia necessario «un lasso di tempo ragionevole per potervi fare parte per chi proviene da una lista civica». È infatti il modo in cui è stata gestita l’operazione ad avere esasperato il clima nei suoi confronti. «Ha avuto fretta e si è bruciata da sola», è il commento che circola in questi giorni da parte di chi non esclude un suo approdo futuro nel Pd. Così Di Fede su questo punto: «Il comunicato di Artioli è pacato, ma è un dato di fatto che la sua storia politica cozzi con quella del Partito democratico. Basti un esempio: la triangolazione con Roma che ha usato per entrare in LiberalPd è sintomatica di uno stile politico completamente diverso, che non accorcia la distanze tra di noi ma piuttosto la allarga».

Con l’avvicinamento al Pd Elena Artioli torna in qualche modo nell’orbita della alleata Svp, suo partito di origine. Nella Stella Alpina osservano divertiti la vicenda. In consiglio provinciale un voto di maggioranza in più non guasterà. E in Comune? Klaus Ladinser, uno degli artefici della sua elezione in consiglio comunale, non si dimostra sorpreso del nuovo cambio di partito: «All’epoca Elena Artioli era lanciatissima sul tema dei mistilingui, poi ha preso altri indirizzi politici. In fondo la politica italiana è talmente complicata, i partiti cambiano pelle con tale facilità che da fuori è difficile orientarsi». (fr.g.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità