Di Fede boccia Bizzo e sposa Dello Sbarba

Convenzione: nel Pd scintille sulla toponomastica. Ma la segretaria si smarca dalla Svp: «Autodeterminazione? Non ci stiamo»



BOLZANO. E sulla toponomastica il Pd torna a dividersi. Con un esito a sorpresa. Sulla Convenzione per l’autonomia, la segretaria del Pd Liliana di Fede annuncia che sosterrà la relazione di minoranza del Verde Riccardo Dello Sbarba e dell’avvocato Laura Polonioli. Bocciata invece la relazione di minoranza del collega di partito Roberto Bizzo, accusato da Di Fede «di averci messi tutti in imbarazzo» con il duro passaggio della sua relazione dedicato al tema toponomastica. «Non è questo l’indirizzo del Pd», ribadisce Di Fede, che invierà entrambe le relazioni ai componenti dell’assemblea provinciale del Pd, per raccoglierne il parere in vista della seduta di domani, che chiuderà i lavori della Convenzione dei 33. La presa di posizione del Pd non entrerà negli atti della Convenzione, ma avrà un peso politico. Perché, al di là della irrisolvibile diatriba con Bizzo, il dato politico importante, annunciato da giorni, è che il Pd si smarca dalla relazione di maggioranza della convenzione disegnata da destra tedesca e dall’alleato Svp. E il Pd aderisce invece, intanto attraverso la segretaria, alla relazione di Dello Sbarba e Polonioli, «che disegna un Alto Adige aperto, come vorremmo che fosse, con proposte meditate». E anche la relazione di Bizzo, lasciata da parte la querelle sulla toponomastica, «per quantomeno approfondita, va in quella direzione. Avevo pensato di sposare entrambe le relazioni e ancora meglio sarebbe stato avere una sola relazione di minoranza in cui si riconosca l’area di centrosinistra». Per quanto riguarda Bizzo, il passaggio incriminato è la sua critica alla gestione della Commissione dei Sei (ne è componente) utilizzata per «surrettizie modifiche statutarie, come si è tentato di fare con la norma sulla toponomastica». Ma al di là dei problemi interni, anche Di Fede si unisce al coro di chi definisce la Convenzione sull’autonomia «una occasione mancata». È stato tradito, accusa, «lo spirito stesso della legge istitutiva, che prevedeva il meccanismo del consenso. Non si è cercato alcun minimo comune denominatore, che tenesse insieme una realtà particolare come la nostra.No, si è preferiti arrivare a una relazione di maggioranza che parla di autodeterminazione e non di scuola bilingue. Non è la visione del Pd». E l’alleato Svp? «La destra tedesca ha attirato come una calamita anche persone che hanno una visione più aperta, almeno lo spero». (fr.g.)

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