«Difendiamo gli italiani non siamo estremisti» 

Il consigliere sfida la Lega: «Per la giunta sono disposti a tutto? Lo dicano» La rivendicazione: «Siamo gli unici a porre al centro il tema del gruppo italiano»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Con i suoi 52 anni Alessandro Urzì, se rieletto, potrebbe ritrovarsi a essere il più «anziano» del consiglio provinciale, non per età ma per legislature: è in corsa per la quinta elezione. Esponente della destra bolzanina, è stato il primo ad avere rivestito un ruolo di primo piano senza essere passato per il Movimento sociale italiano. Ha iniziato a fare politica con An. In queste elezioni è il capolista della alleanza che vede Alto Adige nel cuore, il «suo» movimento, unito a Fratelli d’Italia ed esponenti di liste civiche. Se per un seggio pieno servono 8 mila voti, per l’elezione grazie al riparto dei resti possono essere sufficienti 6 mila voti, forse meno.

Una vita per portare il centrodestra al governo in Alto Adige e adesso che il Pd traballa, è la Lega che bussa alla porta. Deve sembrarle un brutto sogno.

«La Svp ha sempre fatto immaginare un posto in giunta prima delle elezioni ai soggetti più condizionabili, chiedendo in cambio qualcosa. Mi sembra che la Lega stia vivendo la medesima illusione».

Ma è la prima volta che l’alleanza con il centrosinistra è veramente in discussione.

«La Lega non andrà da sola al governo, la Svp proverà ad attutire l’impatto della svolta, cercando altri alleati, ad esempio Bizzo, che lo ha già dichiarato. La Lega non ha voluto a nessun costo una alleanza larga e potente di centrodestra, perché pensava che da sola sarebbe stata meglio accetta dalla Svp. Con due-tre eletti sarà il solito partner debole, che entrerà in maggioranza a patto di condizioni precise: la svendita della toponomastica italiana, la rinuncia ad assessorati pesanti, l’impegno a fare approvare in Parlamento la riforma statutaria con l’autonomia integrale, secessione mascherata».

Lei viene considerato «persona non grata» dalla Svp: rinfacciano la politica nazionalista sua e di Fratelli d’Italia.

«Lo rivendico: siamo gli unici che poniamo come centrale il tema della rappresentanza italiana».

Non crede di avere saltato l’appuntamento con un centrodestra moderato?

«Siamo intrinsecamente moderati, quando chiediamo pari opportunità tra i gruppi, scuola plurilingue, alternanza linguistica nelle cariche di valore. Il problema è che la Svp pensa di poter avere tutto, senza concedere nulla».

Salvini a Castelrotto al festival dei Kastelruther Spatzen: qual è il messaggio?

«Intanto chiederei al ministro degli Interni perché ha esibito la felpa degli Schützen, formazione secessionista. Forse mal consigliato dalla dirigenza locale, Salvini vuole fare passare questo messaggio: per essere accettati, gli italiani devono scimmiottare i costumi non propri. Lederhosen, Dirndl, grembiuli blu: i leghisti locali hanno indossato tutto. Ma Strache non è venuto a Bolzano a mangiare il risotto dai mantovani, perché rivendica la propria identità. È paradossale che Salvini, con il suo “prima gli italiani”, venga qui a fare il tedesco».

Sì a sette ospedali per mezzo milione di abitanti?

«La nostra idea sulla sanità: abolire la moltiplicazione delle amministrazioni dei comprensori, centro unico di prenotazione, abolizione dei ticket per le visite con attesa oltre i 45 giorni, specializzazione dei centri ospedalieri, prima il merito, poi il patentino».

Priorità della giunta per i prossimi 5 anni?

«Un ruolo centrale per Bolzano, dai servizi alla viabilità, all’ospedale».

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