Dirigenti, stoppata la riorganizzazione

Troppi contrasti in Provincia, si riparte da zero. Riforma sanitaria, il dossier tecnico arriva in giunta entro fine mese



BOLZANO. Fermata la riforma dei dirigenti provinciali. La pausa è stata decisa dal presidente provinciale Arno Kompatscher, prima che gli uffici dell’amministrazione si trasformassero in un Vietnam di funzionari armati gli uni contro gli altri. Il tema è: a quali figure riconoscere la qualifica «ufficiale» di dirigenti, tra direttori di ufficio, ripartizione e dipartimento? La pausa è stata percepita chiaramente durante l’assemblea della scorsa settimana voluta da Kompatscher con i direttori. Si chiude così una fase infuocata di rapporti interni alla amministrazione. «Può essere solo una pausa, perché la Provincia è tenuta a rivedere la legge sui dirigenti», chiarisce Michele Buonerba, segretario della Cisl.

LA RIFORMA SANITARIA. Intanto si avvicina la riforma con la «r» maiuscola, la riforma sanitaria. L’assessora Martha Stocker è ormai pronta per portare in giunta il dossier del gruppo tecnico sul piano sanitario: «Conto di portare il documento in giunta nella seduta del 21 o del 28 giugno», spiega Martha Stocker. Il piano sanitario conterrà le strategie sui sette ospedali: sarà lo schema in base al quale verranno fissate le competenze e le collaborazioni tra le strutture. Chiarisce Martha Stocker: «È solo l’avvio della procedura. La legge prevede che il piano sanitario venga pubblicato per ricevere, tra l’altro, le osservazioni dei Comuni, prima di essere adottato». Per quanto riguarda i piccoli punti nascita, ricorda Martha Stocker, «dovremo vedere se si riuscirà a reperire il personale necessario».

I DIRIGENTI PROVINCIALI. La riforma sanitaria è incandescente, perché coinvolge il settore più sensibile che esista, la salute, e il più finanziato dalla Provincia, con oltre un miliardo all’anno. La riforma dei dirigenti è scivolosa, perché un clima interno balcanizzato può compromettere il funzionamento dell’amministrazione. Dopo tensioni interne e ricostruzioni uscite su alcuni media, è stata convocata la scorsa settimana la assemblea dei dirigenti in cui Kompatscher ha spiegato che non esiste ancora una proposta definitiva. Verrà organizzato un gruppo di lavoro sulla riorganizzazione. Nei fatti, vengono stoppate le due diverse versioni finora maturate e che, semplificando, hanno visto i dirigenti schierarsi con l’una o l’altra, quella elaborata dal direttore generale Hanspeter Staffler e quella elaborata da un gruppo guidato dal segretario generale Eros Magnago, l’«italiano» finito nel mirino di alcuni media di lingua tedesca. Tutto parte dalla legge dell’anno scorso firmata dall’assessora Waltraud Deeg che prevede un nuovo assetto dei dirigenti. Dopo un primo rinvio, il termine è stato fissato per ottobre 2016. Sull’obiettivo di ridurre i livelli dirigenziali si è spaccata l’amministrazione. L’ipotesi caldeggiata da Staffler prevede di assegnare la qualifica ufficiale di dirigente, con ricadute in termini di retribuzione e competenze, ai direttori di ufficio e ai direttori di ripartizione. I direttori di dipartimento (oggi 13), vertici dell’amministrazione attuale, cerniera tra giunta e «macchina», diventerebbero simili alle figure dei «direttori generali» della Provincia di Trento, con riduzione dei poteri amministrativi. Nelle scorse settimane, per accelerare i tempi, si è delineata una seconda proposta, elaborata da Magnago, che prevede la qualifica dirigenziale per direttori di dipartimento e direttori di ripartizione, per i quali una legge provinciale prevede tra l’altro la riduzione da 40 a 25. Ce n’è abbastanza per mobilitare i direttori di ufficio. Ricorda Buonerba: «Tra i nodi, c’è il mancato recepimento in Provincia della riforma Madia, che prevede mandati dirigenziali di quattro anni. Attualmente un dirigente provinciale matura il 5% della indennità come stipendio fisso. Il risultato è che dopo 20 anni, anche se non sei più dirigente, conservi lo stipendio di quel ruolo».

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