la denuncia

Disabili in Alto Adige, in ginocchio 4mila famiglie 

Hans Widmann (presidente Lebenshilfe): "Strutture residenziali e centri diurni, drammatica carenza di personale. E dopo la scuola dell'obbligo c'è chi resta per anni in attesa di un progetto di integrazione"


valeria frangipane


BOLZANO. «Al sociale mancano tra i 150 ed i 180 milioni di euro. La Provincia non li tira fuori. I casi sono due. O manca la volontà e la sensibilità politica nei confronti dei meno fortunati o l’amministrazione non è in grado di starci dietro».

Hans Widmann - presidente Lebenshilfe - parla a nome di chi non ha voce: «La nostra associazione segue circa 4 mila famiglie ma in tutto l’Alto Adige i disabili in difficoltà sono molti di più». Ma cosa è successo?

«È successo che tra pandemia, crisi energetica, crisi economica e carenza di personale i parenti finiscano per accollarsi tutto il peso della loro gestione. E adesso non ce la fanno più».

Quali sono gli ambiti in cui la sofferenza si fa più acuta?

«Lavoro, casa, scuola, mobilità e tempo libero. Registriamo una particolare situazione di crisi nelle strutture residenziali, nei laboratori protetti e nei centri diurni, dovuta sempre alla drammatica carenza di personale». Questione confermata dal direttore di Lebenshilfe - Wolfgang Obwexer - che parla di situazioni irrisolte che si trascinano da troppo tempo.

«Le risorse vanno trovate subito - dicono presidente e direttore - e vanno inserite nel provvedimento finanziario in discussione in queste ore in consiglio provinciale. Abbiamo consegnato una lista a tutti e 35 i consiglieri con i punti dolenti. Eccoli».

Scuola. Mancano risorse.

«Finita la scuola dell’obbligo le persone con disabilità - dicono in associazione - restano mesi se non anni in attesa di essere inserite in un progetto di integrazione o di impiego. E sono ancora una volta le famiglie che si sentono abbandonate ad inviarci ripetute segnalazioni ed a chiederci aiuto. Questione molto grave. Chi soffre di disabilità necessita di un supporto continuo perché quel che ha imparato a fatica non vada perduto».

Laboratori e centri diurni.

La carenza di personale esplosa con la pandemia ha messo in ginocchio le strutture residenziali, i laboratori protetti ed i centri diurni. Molti hanno chiuso e con difficoltà adesso stanno riaprendo ma non girano ancora a pieno regime.

Va da sé che il carico dell’assistenza vada a pesare ancora una volta sui parenti. «Col risultato che sono in grossa sofferenza i genitori che lavorano, i single, i genitori anziani. Tutti sovraccaricati di incombenze e responsabilità e ormai rassegnati. Alle famiglie serve un sostegno a breve termine ma l’Agenzia per la Famiglia l’anno scorso ha tagliato significativamente i fondi».

Il problema della casa.

Sono sempre di più i giovani disabili che per staccarsi dalla famiglia, ed avere una loro indipendenza, chiedono di poter scegliere dove andare a vivere, con chi andare a vivere e come essere assistiti. Ed a tutt’oggi troppo spesso non trovano risposte adeguate. Anche perché occorre promuovere l’assistenza personale in tutti gli ambiti della vita, anche quello della casa. Che manca.

Mancano i numeri.

E mancano anche i numeri della disabilità in provincia di Bolzano, fondamentali per avere una visione completa della questione. «Perché solo partendo da dati e cifre esatte è possibile costruire, organizzare e promuovere un’assistenza che sia all’altezza. Altrimenti si va avanti per spot. Sistemando qua e là ma sempre in assenza di una visione complessiva».

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