Don Bosco, Brancaglion tace sul pestaggio

Il consigliere di CasaPound indagato presente alla seduta della circoscrizione Il presidente De Piccoli e il vice ( Svp) chiedono le dimissioni. Difeso dagli altri



BOLZANO. Davide Brancaglion si presenta alla seduta del consiglio di quartiere Don Bosco con una trentina di esponenti di CasaPound. Non si dimetterà dal suo ruolo di consigliere, eletto nella lista del movimento neofascista. «Non ho ricevuto alcuna notifica di avviso di garanzia» ha ripetuto ieri sera entrando nella seduta del Consiglio. Non dice nient’altro sul pestaggio del 17enne picchiato il 13 gennaio davanti alla sede di CasaPound, per il quale risulta indagato. Nessuno dei colleghi consiglieri gli chiede «lo hai picchiato o no?». Il presidente Federico De Piccoli (M5S) e il vice Hannes Unterhofer (Svp) lo invitano, inascolati, a dimettersi, «per il decoro di questa istituzione», pur precisando «che qui non si fanno processi e ognuno è innocente fino al terzo grado di giudizio».

Appuntamento in circoscrizione alle 20.30 di ieri sera. Assenti per protesta, come annunciato, i consiglieri del Pd Alessandro Azzarita e Monica Bancaro, e dei Verdi Ana Agolli. Non arriva neppure Giorgia Ercolei (Lega). Gli altri consiglieri ci sono tutti e garantiscono il numero legale. De Piccoli, Unterhofer, Ermelinda Bellinato (Lega), Alessandro Cavalli (Alto Adige nel cuore), Gabriele Galante (Unitalia), Katia Larcher (Lista civica per Spagnolli). Come pubblico, i trenta di CasaPound con il coordinatore Andrea Bonazza, Marco Caruso (Unitalia) e Carlo Vettori (Lega).

I consiglieri di Pd e Verdi hanno mandato una mail per annunciare l’assenza e invitare De Piccoli a fare tutto il possibile per ottenere le dimissioni di Brancaglion. La denuncia per la sospetta aggressione, ha detto Monica Bancaro, «è più che sufficiente per considerare inammissibile sedersi a fianco di certi soggetti negli organi istituzionali e rappresentativi». «Piagnistei ridicoli», secondo Brancaglion, che arriva, si siede e legge una nota ai consiglieri. «I processi si tengono in tribunale», dice. Il boicottaggio degli assenti non si farà sentire, ironizza: «Azzarita non viene quasi mai e la Bancaro non ha portato una sola proposta». Rincara: «Dicono di essere indignati, ma non erano indignati di avere un sindaco indagato». In ogni caso, conclude, «se qualcun altro è indignato, se ne può andare». Dimissioni? «Solo se me lo chiedono i miei vertici». Dall’uscio Bonazza si fa sentire: «Non se ne va». De Piccoli gli chiede di dimettersi: «Nel M5S agli indagati viene tolto il diritto di parlare a nostro nome». De Piccoli rivendica anche il diritto di lavorare: «Se blocchiamo il Consiglio ci vanno di mezzo solo i cittadini. Ad Azzarita ho risposto che la violenza si combatte nelle istituzioni, non scappando».

Katia Larcher accusa i tre assenti: «Vengono meno al loro dovere. Quanto a Brancaglion, ha fatto molto per il quartiere». Cavalli lo difende: «Qui è sempre stato equilibrato. Il fatto è gravissimo, ma non è stato condannato». Così anche Galante: «Non è giusto penalizzare il quartiere per fatti che non c’entrano nulla con Don Bosco». (fr.g.)

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