Don Gianni lascia Santo Spirito: Ora tocca ai giovani

Alla guida della parrocchia arriverà don Gioele Salvaterra «Ho insegnato la virtù della concordia, ne vado fiero»


di Ezio Danieli ; di Ezio Danieli


MERANO. Da questa mattina don Gianni Cosciotti non è più parroco di Santo Spirito. Il vescovo della diocesi ha deciso la sua sostituzione con don Gioele Salvaterra il cui insediamento avrà luogo il 23 novembre con una Messa che sarà celebrata dal vicario don Michele Tommasi. Don Gianni era arrivato come parroco a Santo Spirito il 16 settembre 2006 dopo un periodo a La Strada ("una bellissima esperienza grazie ad un progetto che funzionava") e altri otto anni a Lana "dove avevo ripreso ad insegnare e dove mi sono trovato benissimo. La comunità italiana è bene radicata sul territorio".

Poi è giunto, come parroco, a Santo Spirito al posto di don Tommasi. Di recente un delicato intervento chirurgico, superato bene, ha indotto il vescovo a prendere la decisione di sostituirlo. «Sono contento - dice Don Gianni - perché non ero più in grado di assumermi le responsabilità di un compito tanto gravoso. Adesso, che divento collaboratore per tutte le parrocchie di lingua italiana del decanato, mi sento come liberato di un peso che, dopo l'intervento, non riuscivo più a svolgere con la necessaria vigoria fisica».

Dispiaciuto per questo addio a Santo Spirito?

«Un po' sì, non lo nego. In questa parrocchia mi sono fatto degli amici che apprezzo e spero sia altrettanto di loro nei miei confronti. E' stata un'esperienza positiva, valida sotto tutti gli aspetti».

Il suo sostituto è un prete giovane.

«Proprio di giovani hanno bisogno in questa parrocchia. Si sentono, in qualche modo, trascurati. Proprio per venire incontro alle loro esigenze, credo che proprio un sacerdote giovane, come don Gioele, sia una soluzione valida ed in grado di far recuperare quello che diventato un sorta di gap».

Cosa ha caratterizzato il suo periodo alla guida della comunità parrocchiale?

«La mia opera di mediazione. Ho sempre evitato l'origine di conflitti che non portano da nessuna parte. Credo di aver insegnato ai miei parrocchiani la virtù di cercare il più possibile di andare d'accordo. Se ci sono riuscito? Io penso proprio di sì. E ne vado fiero».

La crisi delle vocazioni è un problema sentito nella Chiesa: anche a Merano?

«Direi proprio di sì anche se come numero di sacerdoti non siamo messi così male. È, caso mai, un problema generazionale. La speranza è che il Signore ci dia una mano e che arrivino nuovi sacerdoti. Ce n'è proprio bisogno».

Come c'è bisogno dell'unità pastorale anche a Merano.

«Stiamo lavorando, assieme, per giungere a questa soluzione. I sacerdoti cenano tutti assieme proprio per prepararsi ad un futuro assieme. C'è bisogno però anche dei laici, della loro collaborazione, del loro impegno a favore della Chiesa. Insomma l'unità pastorale è una via che diventa quasi obbligatoria, che bisognerà percorrere assieme».

Lascia la parrocchia di Santo Spirito senza alcun rimpianto?

«Il non essere riuscito, forse, a valorizzare il mondo dei giovani. Ma so, con certezza, che don Gioele ha la forza per occuparsi anche dei giovani. L'ha già dimostrato qui a Santo Spirito dove ha lavorato per un paio d'anni».

Un'ultima curiosità: Lei è noto per essere un appassionato cacciatore. Non è che ora mette la doppietta in soffitta?

«Non ci penso nemmeno. Avrò più tempo a disposizione anche se la caccia al camoscio è sempre più faticosa. Almeno per me».













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