Don Tomasi: Carmelitani, la parrocchia non serve

Il vicario del vescovo: «Non abbiamo ritenuto possibile dare parere positivo» «Collaboreranno con Tre Santi e Gries per le attività della nuova Unità Pastorale»


di Riccardo Valletti


BOLZANO. Don Michele apre il cancello del Centro Pastorale e si presenta con una stretta di mano vigorosa, una battuta di rito sull’antipatico e costante cielo nuvoloso riempie il tempo necessario ad attraversare in fretta il piazzale deserto sotto le prime gocce di pioggia, poi dentro fino all’ascensore. Preme il pulsante del terzo piano, le porte si chiudono come un gong, inizia l’intervista. «Prima di tutto vorrei fare una precisazione, ci sono due cose nel suo articolo che non sono corrette». L’articolo in questione è quello del “declassamento” della chiesa dei Carmelitani di via Col di Lana, che preoccupa molte famiglie di fedeli del quartiere.

Prego, dica pure.

La chiesa dei Carmelitani non è stata ufficialmente restituita alla sua condizione di chiesa conventuale, al momento conserva ancora il suo status di Vicaria, e padre Raffaello Zorzi ne è ancora il vicario, dal punto di vista formale nulla è cambiato.

E l’altra precisazione?

L’abate Benno Malfér non ha avuto nessun contatto con la diocesi rispetto a questo tema.

Se nulla è cambiato, perché i Carmelitani non ammettono più iscrizioni per il catechismo?

È stata una loro decisione, in vista della riorganizzazione delle parrocchie di tutta la diocesi, e quindi anche di quella zona. Hanno scelto questa via perché l’iscrizione oggi comporterebbe l’impegno per un percorso di due anni, e nel frattempo molte cose potrebbero cambiare. E quindi porteranno a chiusura i corsi attivi ma non ne apriranno di nuovi.

In pratica verranno declassati tra due anni.

Nessuna decisione è stata ancora presa, che tornino alla condizione di chiesa conventuale è una delle possibilità, il piano di riorganizzazione è ancora in fase di elaborazione. Stiamo passando dalle 281 parrocchie presenti sul territorio della diocesi, a 80 Unità Pastorali, è un’operazione molto complessa e che durerà ancora molto. In questo contesto la diocesi non considera possibile la costituzione di una nuova parrocchia, da qui la scelta di dare parere negativo all’ipotesi avanzata dai frati.

Si dice che il vescovo Golser fosse favorevole.

Ho cercato nelle carte dopo aver letto l’articolo, ma non ho trovato nessun riferimento in merito, e purtroppo non possiamo domandarglielo.

Ipotizzando che tra due anni si verifichi questo declassamento, cosa ne sarebbe dei Carmelitani?

Non abbiamo nessuna intenzione di disperdere l’ottimo lavoro che è stato fatto, sicuramente verranno coinvolti nella distribuzione delle attività all’interno dell’Unità Pastorale. Tutto questo lavoro ha l’obiettivo di offrire ai fedeli una migliore attività pastorale.

Ma perderanno il contributo dell’otto per mille.

Troveremo il modo di bilanciare con altri incarichi per i quali abbiamo costantemente bisogno di aiuto.

Cosa c’è invece in serbo per la parrocchia italiana di Gries? Rimarrà solo quella tedesca?

Nel piano che entrerà in vigore domani, don Paolo Rizzi, ora parroco di Gries, si sposterà a San Pio X, mentre abbiamo chiesto a don Filippo Boninsegna di andare a Gries. Don Filippo però ha 75 anni, per questo gli è stato affidato un mandato di anno in anno. Quando lui andrà in pensione ci riorganizzeremo.

Si avvicinano molti cambiamenti.

Soprattutto di mentalità, abbiamo chiesto molta collaborazione ai parrocchiani, e li coinvolgiamo nelle decisioni. La metà dei preti della diocesi ha più di 75 anni, e abbiamo solo cinque seminaristi, dovevamo trovare una soluzione.

E promuovere i Carmelitani a parrocchia, per poi inserirla nell’Unità Pastorale?

La costituzione di una parrocchia è un procedimento molto lungo, e avremmo dovuto assegnargli un territorio.

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