Donato Seppi torna in campo e si candida a sindaco di Ruffré
Le elezioni si terranno a novembre. L’ex consigliere provinciale: «Guido una civica con passione»
MENDOLA. Donato Seppi, storico leader delle destra altoatesina e per 15 anni consigliere regionale e provinciale, si è candidato per diventare sindaco di Ruffré- Mendola, Comune di 400 anime nel quale trascorre almeno la metà dell’anno. L’aggregazione guidata da Seppi si chiama “Uniti nei Valori” e ha 12 candidati tra cui l'ex primo cittadino Gianni Seppi e i consiglieri uscenti Renzo Coslop e Sandro Larcher. I posti in consiglio comunale sono 11. Donato Seppi, 63 anni, si è messo a disposizione con entusiasmo e, se sarà eletto, dovrà traghettare il Comune noneso ad una possibile fusione con i centri limitrofi.
La prima domanda è: chi l’ha convinta a tornare in pista?
«Qui mi conoscono bene, visto che trascorro mesi interi nella zona di Ruffrè e del passo Mendola. E i rapporti si sono consolidati negli anni. Mi hanno avvicinato per sondare la mia disponibilità e ho deciso di rimettermi in gioco».
Con quale spirito?
«Sono molto motivato e convinto che ci sia la necessità di una guida esperta, visto che nei prossimi mesi e anni dovranno essere prese decisioni strategiche per il futuro di questa realtà».
Si spieghi meglio...
«Il paese si è spaccato al referendum di maggio per la fusione con Fondo e gli altri due Comuni. C'è quindi la necessità di rimarginare la ferita e soprattutto di costruire una prospettiva nuova su basi diverse che coinvolga tutta l'alta valle superando ragionamenti puramente campanilistici».
Per diventare sindaco ha messo da parte i suoi convincimenti di destra?
«Sono a capo di una lista civica e sarò, qualora dovessi essere eletto, un amministratore super partes. Nel guidare un paese di poco più di 400 abitanti non possono essere messe in campo motivazioni ideologiche. Non a caso in lista abbiamo persone provenienti da mondi diversi e che fanno le professioni più disparate».
A fine mandato lei sarà contento se...
«Vorrei realizzare il sogno dei nostri genitori e nonni, che credevano in un'Alta valle di Non unita e in grado di pianificare il suo futuro».