LA DENUNCIA DI MONIKA HAUSER 

Donne migranti, vittime indifese di trafficanti e violenza di genere

BOLZANO. «Le donne sono le più presenti, in prima linea, dove si aiutano le popolazioni devastate dalle guerre ma, guarda caso, non siedono mai ai tavoli delle trattative. Noi lavoriamo tra la gente...



BOLZANO. «Le donne sono le più presenti, in prima linea, dove si aiutano le popolazioni devastate dalle guerre ma, guarda caso, non siedono mai ai tavoli delle trattative. Noi lavoriamo tra la gente ma poi sono gli uomini che decidono la politica...», Monika Hauser parla con la rudezza (e la chiarezza) di chi ha visto, di chi c'è stata. In Afghanistan, in Congo, in Bosnia. Gli uomini uccidono e si fanno uccidere e le donne? «Sono i primi "oggetti" di violenza». Ha creato "Medica mondiale", Monika Hauser, una fondazione femminista per i diritti dell'altra metà del cielo e proprio di “donne, migrazioni ed esperienze di confine” ha parlato ieri, in Provincia, in occasione dei 25 anni dell'organizzazione umanitaria al femminile. Hauser è venostana. E confessa di aver trovato le prime ragioni di un impegno così senza confini ne riposo, proprio nella sua valle d'origine, ascoltando i racconti della nonna. Dai quali emergevano le violenze quotidiane tra le mura dei masi, nelle campagne ancora intrise di cultura maschilista e patriarcale dove tante donne dovevano subire e tacere. Perché il senso dell'impegno femminista oggi è sì nel mondo, dove le guerre e il terrorismo hanno proprio nelle donne le prime vittime sia dei conflitti religiosi sia etnici; ma guarda anche qui, in mezzo a noi. «Su 1300 richiedenti asilo - dice Rolanda Tschugguel, della commissione provinciale per le pari opportunità - almeno il 15% sono donne. E vivono in qualche modo in Alto Adige. È in mezzo a loro che le organizzazioni di assistenza dovranno sempre più operare. Perché loro sono vittime due volte: dell'emigrazione spesso tragica ma anche della violenza specifica, di genere». Sono innumerevoli infatti i casi di ragazze africane costrette a prostituirsi già nel loro villaggio, anche con famigliari o conoscenti, per poter ottenere una parte del denaro che consentirà loro di fuggire verso l'Italia e l'Europa. «E tante di quelle stesse donne sono poi indotte a prostituirsi anche qui, una volta arrivate nel "mondo civile", per poter pagare le organizzazioni spesso africane, che chiedono di più, sempre di più». Per questo la commissione chiede a tutto il sistema dell'accoglienza un occhio di specifica attenzione all'universo femminile, alle migranti tra i migranti che subiscono anche all'interno dei loro gruppi continui stupri e violenze e non hanno gli strumenti per denunciarle. «È lavoro lungo e senza fine questo contro ogni disparità e violenza legata al genere - afferma Martha Stocker -. Pensiamo anche all'ultimo episodio di Merano e al fatto che l’assassino è un uomo come tanti, che vive e lavora in una società non primordiale. La maggior parte delle violenze e degli assassini avviene dentro le mura domestiche. La politica deve impegnarsi di più per far comprendere che il pericolo è tra di noi». (p.ca.)















Altre notizie

Attualità