Dopo 14 anni trovato il Dna dell'assassino

Ulrike Reistenhofer venne uccisa sulle rive della Rienza a Casteldarne nel 1998



 BOLZANO. Si riapre il giallo legato all'assassinio di Ulrike Reistenhofer, la ragazza austriaca di 19 anni trovata uccisa in riva alla Rienza nella zona di Casteldarne, in val Pusteria, il 10 agosto 1998 con il capo massacrato da un masso. Grazie alle nuove tecniche investigative gli inquirenti sono riusciti a risalire al profilo genetico del probabile assassino. A permettere la svolta nelle indagini sono stati alcuni frammenti di pelle analizzati a Innsbruck.  Si tratta di pelle di soggetto maschile. Il reperto (rilevato su alcuni vestiti che indossava la vittima) si era rivelato insufficiente 14 anni fa per ricavare il Dna del probabile omicida o di chi, per lo meno, sarebbe stato accanto alla ragazza sino al momento dell'aggressione. All'epoca - ha spiegato il procuratore aggiunto Markus Mayr - le analisi di laboratorio furono affidate al reparto scientifico della polizia a Roma. Ora ad occuparsi del caso è stata la facoltà di medicina e criminologia forense dell'Università di Innsbruck, all'avanguardia nel settore della ricostruzione dei profili genetici, grazie alle nuove tecniche scientifiche investigative. E così il reperto che 14 anni fa risultò insufficiente a ricostruire il Dna di chi era in compagnia della vittima, ora ha permesso di avere in mano la firma genetica del probabile omicida che, per il momento, continua a non avere nè un volto nè un nome. La caccia, però, è ripresa e questa volta gli inquirenti hanno il colpo in canna. In Procura della Repubblica nessuno si lascia andare a facili ottimismi. Il profilo genetico ricavato dal reperto di pelle è già stato messo a confronto con migliaia di altri dati genetici degli archivi italiani e austriaci, riguardanti persone già coinvolte a vario titolo in gravi episodi di cronaca. I risultati sono stati negativi ma il profilo genetico del probabile omicida di Casteldarne verrà ora confrontato con altri dati forniti dagli archivi informatici di tutta Europa, ad iniziare dalla Germania. La comparazione del profilo genetico ha permesso, tra il resto, di scagionare una volta per tutte anche le sei persone che all'epoca erano finite sul registro degli indagati. Il primo ad essere iscritto nella lista degli indagati fu un giovane ventunenne di Brunico che sparì da casa proprio nel giorno dell'assassinio della giovane ragazza austriaca. Al suo ritorno il ragazzo trovò gli inquirenti ad aspettarlo. Fu interrogato e la sua macchina, una Rover Bianca, fu messa al setaccio nei minimi particolari. Non c'entrava nulla. Qualche giorno dopo un uomo di Bassano del Grappa fu bloccato dalla polizia in un locale alla periferia di Milano. L'uomo prima confessò di sapere il nome dell'assassino della ragazza, poi ritrattò e si autoaccusò del delitto ma gli inquirenti scoprirono che si trattava di un mitomane. I sospetti degli inquirenti si concentrarono anche su un altro giovane della Val Pusteria, un giovane - si disse all'epoca - che avrebbe potuto aver conosciuto Ulrike a Zurigo in occasione del «rave party» ma anche questa pista si rivelò inconcludente. I sospetti, infine, si concentrarono su due ferrovieri. Uno in particolare era stato notato più volte avvicinare ragazze durante l'orario di servizio. Un uomo maturo, sposato con tre figli. Una passione, quella per le donne, che non aveva mai nascosto e gli investigatori a lungo ipotizzarono che Ulrike Reistenhofer potesse essere finita in trappola per aver accettato un passaggio in auto dopo aver perso la coincidenza a Fortezza per il treno che lungo la Pusteria avrebbe dovuto riportarla a casa. Tutte ipotesi, nessuna certezza. Non furono sufficienti neppure alcuni dati certi forniti dallo sportello bancomat della «Sparda Bank» alla stazione di Innsbruck ove la povera Ulrike prelevò 100 scellini alle 17.24 di domenica 9 agosto durante il viaggio di rientro. Le indagini non riuscirono mai a stabilire se la ragazza fosse sola o in compagnia. Quella stessa sera, però, sarebbe stata assassinata sulle rive della Rienza in val Pusteria. Il suo corpo venne rinvenuto la mattina seguente: l'omicidio - dissero gli esperti - era avvenuto almeno 12 ore prima. Il suo corpo privo di vita venne rinvenuto su una spiaggetta in una insenatura del letto della Rienza, poco distanze dalla strada statale. E' probabile che la giovane donna si fosse appartata con qualcuno e abbia pagato con la vita il rifiuto ad un approccio sessuale. L'assassino le sfondò la testa con un sasso raccolto sul posto e lasciato accanto al cadavere. L'omicida, che da 14 anni dorme sonni tranquilli, forse è tempo che inizi a preoccuparsi.













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità