«Dopo opzioni e guerra, mi ha salvata lo sport»

La famiglia perse tutto, lei ricominciò in Sicilia prima di tornare a Bolzano


di Giancarlo Ansaloni


BOLZANO. «Controllo medico, io...? Piuttosto che in un letto, meglio morire su una pista da fondo». Ma poi ha dovuto rassegnarsi, pena l’esclusione da qualsiasi impresa agonistica. Responso dei medici? Più che brillante: «Lei Signora, può fare tutte le gare che vuole, senza problemi…».

Una diagnosi scontata, comunque senza molta importanza per la signora Johanna Endrich nata Toblander, di anni 83, bolzanina di nascita, il 24 luglio 1932, vissuta fra infanzia e adolescenza dai nonni materni ad Auna di Sopra sul Renon. Ma c’è molto d’altro nella biografia della signora Johanna, oltre alla singolarità di aver scoperto a 55 anni d’età un agonismo polisportivo che l’ ha aiutata a lasciarsi alle spalle un’esistenza iniziata nell’agiatezza e proseguita dall’infanzia in poi, schiacciata da una incredibile serie di drammi: una famiglia sfasciata da guerra e dopoguerra, fame, lutti e umiliazioni, una saga iniziata col dramma delle opzioni per due famiglie divise dalla politica: la famiglia Prast di parte materna con nonni e zii “contro” ( «no al fascismo e no al nazismo»); affascinata invece dalla Grande Germania di Hitler la famiglia paterna dei Toblander.

Arresto seguito da una sorta di “deportazione” da parte dei nazisti, lei affidata ad appena 7 anni a una famiglia a Kufstein, spoliazione totale dei beni: la mamma Paula aveva osato esortare i compaesani a non svendere i patrimoni a quei conterranei “pescecani” di cui Johanna ricorda bene nomi e cognomi, che hanno accumulato fortune con i beni acquistati agli optanti. Persa la cittadinanza con nonna, sorella e mamma, unico appoggio rimasto, il rientro in Italia da apolidi, prive di qualsiasi diritto civile. La conseguenza fu un continuo peregrinare fra pesanti lavori domestici, come serva o “badante”, fino al trasferimento a Genova come aiutante di cucina, al seguito della mamma infermiera abilitatasi “in proprio”, memore dei suggerimenti del nonno medico e della nonna sua assistente.

Poi dalla Liguria un lungo balzo in Sicilia, fra Barcellona, frazione Castroreale Bagni come “fanghina” quindi a Palermo prima come cassiera di bar e dopo dattilografa in un ufficio dove incontra “big” della Confindustria regionale, conoscenze che al rientro a Bolzano le fruttano, nonostante la semplice licenza media, una promettente carriera presso la filiale della Ferrero dove si apre finalmente uno spiraglio di soddisfazioni, dapprima con gli elogi per lettera dei “padri” della Nutella, Giovanni e il nipote Michele (scomparso un mese fa), la promozione a direttrice (dopo aver “ristudiato” il tedesco); quindi l’incontro col futuro marito, Egon Endrich, bello (ma lei non era da meno) e sportivo: «Volava sugli sci come un angelo, che mi fece innamorare e riscoprire le mie passioni sportive dell’infanzia. Ci sposammo nel 1955, ma se ne andò appena 20 anni dopo, lasciandomi in eredità oltre a due figli, una rinnovata voglia di lottare come avevo fatto fino ad allora contro i rovesci del destino».

E a questo punto ecco aprirsi la fase sportivo- agonistica vera e propria, iniziata a 55 anni e portata avanti fino ai nostri giorni, anche se le radici la riportano all’infanzia.

«La villa di mio nonno – ricorda – era una reggia per quei tempi, aveva perfino la piscina e qui iniziai con le prime bracciate “a rana” d’estate, anche a Costalovara in inverno a 4 anni, le prime sciate fra Ortisei e Alpe di Siusi in assenza totale di impianti risalita. Con mio marito avevo ripreso a sciare da “turista”, poi la svolta, grazie all’incontro nel 1987 con un’altra appassionata di sport attivo, Marianne Market, appartenente a una nota famiglia bolzanina di commercianti. Mi convinse a iscrivermi all’Associazione Veterani Atesini dello Sport. Avevo 55 anni e da allora non ho mai perso un appuntamento con le gare per la conquista del “Trofeo Prestige - Fondazione Carispa”».

Una media di 12-14 prove l’anno: atletica leggera ( 60 metri piani, getto del peso, salto in lungo, 400 e 800 metri piani, ciclismo su 5 chilometri, corsa campestre di 3.500 metri, sci di fondo su 4 chilometri, slalom gigante, nuoto 50 metri, pattinaggio su ghiaccio su 500 metri; poi gli sport soft come tiro con l’arco, tennis tavolo, freccette, tiro a segno, birilli automatici, pesca sportiva, negli ultimi anni anche la camminata sportiva di regolarità attorno al lago di Caldaro, in coppia su 7 chilometri.

«Le maggiori soddisfazioni - racconta la signora Endrich - le ho avute ad esempio nel 2003 nel campionato nazionale di sci al Bondone (fondo e slalom) dove ho vinto nella categoria “superveterane”; nel 2010 e 2014 ho vinto il “Superprestige” che richiede primi posti in una quindicina di prove; 4 volte il “Prestige”; lo scorso anno ho fatto, in coppia, 7chiometri in 1 ora e 27’ di camminata sportiva attorno al lago di Caldaro. Nello sci ho vinto quasi sempre nel fondo e gigante, anche perché negli ultimi tempi, nella mia categoria “over 80” sono rimasta solo io».

Anche le prove di abilità o “soft” le danno parecchie soddisfazioni, dal tiro a segno con un record personale di 181 punti su 200, media di 9 ogni colpo, con l’arco un secondo posto assoluto.

«Nelle lunghe distanze, in bici o in corsa naturalmente faccio quello che posso, ma la gara la finisco a costo di arrivare camminando. Il bello - conclude Johanna - è che non mi stanco mai, così tengo a bada la vecchiaia che avanza».

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