Durnwalder: «A Schuler niente sconti»

Il governatore: «Non è un santo ma non l’ho fatto fuori io». Sul futuro: «Theiner, Kompatscher e Thaler in pole position»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «Schuler? Qualcuno, fra i colleghi di partito, forse ha voluto presentargli il conto in aula ma non sono stato io ad attivarmi per farlo fuori»: il governatore altoatesino Luis Durnwalder dribbla le polemiche e si irrigidisce solo quando, alla fine dell’intervista, gli ricordiamo che a giorni arriverà sul suo tavolo l’invito a dedurre del procuratore regionale della Corte dei Conti Robert Schülmers sull’inchiesta per le spese riservate.

Presidente, l’Obmann della Svp Theiner è arrivato a scusarsi - un’altra volta, dopo lo scandalo Sel - con i funzionari del partito per la figuraccia in consiglio provinciale per la bocciatura di Schuler. Condivide il gesto?

«Si tratta di una scelta personale, che preferisco non commentare. Di sicuro se oggi ci ritroviamo in questa situazione una parte della responsabilità è proprio di Schuler».

In che senso? Schuler è stato silurato dai suoi stessi colleghi. Che colpa può avere?

«Parliamoci chiaro: Schuler non è un santo e in questa legislatura è stato il primo a non rispettare, spesso, la disciplina di partito. Ha votato anche contro l’elezione della giunta. In fin dei conti è stato eletto alla seconda votazione: poteva farsene una ragione e mettere da parte le polemiche».

Già, ma alla prima votazione è stato bocciato. Non è strano visto che lei stesso, un’ora prima, su Tca aveva dato per scontata la sua nomina?

«Guardi, avevo già preparato il decreto. Ed ero più che convinto che Schuler entrasse nell’esecutivo. Non sarebbe stato il primo a passare alla seconda votazione: è toccato alla Kasslatter Mur, a Widmann, Bizzo e ad altri».

Vuol dire che Schuler è permaloso?

«Capisco che una persona possa essere molto sensibile ma la politica è un ring: lui, come gli altri, avrebbe dovuto combattere. Non defilarsi».

Lei come ha votato la seconda volta?

«Il voto è segreto. Le ricordo, però, che al primo turno i “no” sono stati nove. Più di un collega ha voluto lanciare un messaggio: stava a Schuler raccoglierlo».

Avrebbe apprezzato di più se avesse incassato il colpo e si fosse rialzato?

«Sì, certo. Il partito gli ha tirato le orecchie, ma poi lo ha rimesso in pista. La sua decisione di mettersi da parte ci ha danneggiato e creato anche qualche problema di immagine. Ma ora siamo pronti a voltare pagina».

C’è il rischio che anche la nomina di Elmar Pichler Rolle venga messa in discussione in aula?

«Non c’è alcun motivo per farlo. Io stesso sono un soldato del partito e mi atterrò alle indicazioni. Pichler Rolle subentrerà a Berger».

La nomina di Theiner alla vicepresidenza della giunta va intesa come un segnale per il futuro?

«Sicuramente non ho deciso a caso. Theiner ha lavorato bene e se lo merita».

Ma sarà lui a prendere il suo posto?

«Questo non lo so. È presto per tirare le somme. Di sicuro non è il solo in lizza».

Chi ha i numeri per competere con Theiner?

«Più d’uno. Tra i candidati in pole position ci sono anche Kompatscher, specie dopo il via libera dei Comuni, ma anche Helga Thaler Ausserhofer. Ma non saranno i soli: si faranno avanti anche altri».

Alle provinciali la Svp pagherà l’uscita di scena di una figura dominante come la sua?

«Non so se ci sarà un “effetto Durnwalder” ma farò il tifo affinché il partito esca dalle urne più forte di prima».

A breve riceverà l’invito a dedurre, sulle spese riservate, della Corte dei Conti. Cosa si aspetta?

«Sono curioso di sentire cosa verrà fuori. Poi dirò sicuramente la mia».

Ritiene che l’inchiesta possa in qualche modo influenzare le elezioni politiche di febbraio?

«Dico solo che sto aspettando e che non ho speso un euro di denaro pubblico per spese personali».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità