Durnwalder: cimici, la Procura sapeva

Per il governatore altoatesino «le bonifiche sono più che legittime». Dello Sbarba: «Un esempio di giustizia fai da te»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Anche sulle microspie, come la scorsa settimana per i fondi riservati, il governatore altoatesino Luis Durnwalder ha deciso di passare al contrattacco e di fornire la sua versione dei fatti. Che non collima con quella fornita nei giorni scorsi dal Procuratore capo Guido Rispoli. Sono almeno tre le questioni rilevanti sulle quali si è soffermato ieri il presidente della giunta: la Procura sapeva (o quantomeno era stata informata per tempo) che nell’ufficio dell’ex assessore Michl Laimer era stato captato un segnale che presupponeva la presenza di cimici; la giunta provinciale non ha mai deciso, almeno direttamente, di ordinare bonifiche con i soldi pubblici; è più che legittimo, ha ribadito Durnwalder, che il direttore generale della Provincia Hermann Berger abbia disposto delle accurate verifiche sull’eventuale presenza di cimici negli uffici di Hans Berger, Thomas Widmann e dello stesso governatore.

L’incarico. «C’è già chi pensa - ha commentato ieri Durnwalder nella consueta conferenza stampa del lunedì - che la giunta provinciale abbia commesso un abuso. In realtà è vero esattamente il contrario. Innanzitutto è bene sottolineare che la giunta non ha mai deliberato bonifiche. A prendere l’iniziativa è stato il direttore generale Hermann Berger che, per come la vedo io, ha compiuto un atto dovuto a tutela della riservatezza degli atti. Se anche ci fosse stato semplicemente il timore di essere intercettati era doveroso agire per fugare ogni dubbio». I dubbi, sulla possibile presenza di cimici in Provincia, sono sorti dopo un’ammissione in tal senso da parte dell’ex assessore Laimer (durante una riunione dell’esecutivo), che avrebbe messo il direttore generale Berger sul chi va là.

La Procura. Il governatore altoatesino ritiene che la Provincia abbia fatto per intero il suo dovere comunicando ciò che sapeva sulla questione al Procuratore capo Guido Rispoli. «Questa mattina (ieri per chi legge ndr) mi sono confrontato sulla questione con Berger, che mi ha assicurato di aver informato la Procura. Non so, per inciso, se Berger sia stato chiamato o se sia andato di sua spontanea volontà in Procura ma di sicuro ha spiegato a Rispoli come sono andate le cose. Il procuratore non era pertanto all’oscuro».

«Rispoli, all’epoca, aveva spiegato che il suo ufficio non aveva disposto intercettazioni di alcun tipo e pertanto, da parte nostra, è scattato l’interesse, oltre che l’esigenza, di saperne di più. Ritengo si tratti di una cosa naturale e comprensibile: avere un intruso a casa propria non può far piacere a nessuno».

Durnwalder spiega che, nel suo caso, sono state disposte verifiche, oltre che nel suo ufficio, anche nei locali adibiti a segreteria. Una verifica, ha spiegato il governatore, è stata fatta anche negli uffici dove si riunisce la giunta. «Il direttore generale Berger non ha aggiunto altro a ciò che aveva già comunicato alla Procura semplicemente perché non è stato trovato nulla di rilevante». Durnwalder ha detto però di non sapere quando Berger ha deciso di informare la Procura. «Sono attività che riguardano l’ufficio patrimonio e organizzazione e non competono alla giunta provinciale».

L’interrogazione. Le spiegazioni di Durnwalder non hanno convinto il consigliere provinciale dei Verdi Riccardo Dello Sbarba che ieri ha presentato un’interrogazione sull’argomento. «Risulta che il 4 novembre 2011 - spiega Dello Sbarba - l'assessore Laimer fece bonificare il proprio ufficio da eventuali microspie. Poco prima, il 21 ottobre, Laimer aveva ricevuto dalla Procura l'informazione di garanzia sulle indagini sullo scandalo energia. Dopo le bonifiche furono fatte negli uffici di Widmann e Berger e del presidente Durnwalder. In tutti i casi le operazioni furono condotte da ditte private e pagate con soldi pubblici. È doveroso sapere chi richiese tali “bonifiche”, chi le decise, chi scelse le ditte; chi dispose i pagamenti e quale fu il loro ammontare, caso per caso. E ancora: su quali basi giuridiche tali spese furono pagate con denaro pubblico? Ci si voleva difendere dallo spionaggio di soggetti estranei privati o degli inquirenti? Quali “segreti” si voleva tutelare? Perché non ci si rivolse subito alla magistratura, chiedendo se fossero in corso intercettazioni della stessa autorità inquirente, o chiedendo la protezione da intrusioni di soggetti estranei? Non ritiene la giunta di essersi resa responsabile di una grave lesione delle regole dello Stato di diritto con azioni di “giustizia fai da te”?».

La Corte dei Conti. Il fatto di aver utilizzato denaro pubblico per bonificare gli uffici provinciali potrebbe indurre la Corte dei Conti ad aprire un’inchiesta, ma da questo punto di vista Durnwalder non si è detto particolarmente timoroso. «Non posso sapere cosa deciderà la Corte dei Conti a questo riguardo. La magistratura contabile “attacca” anche quando non è prevedibile. Per quanto mi riguarda la Provincia ha agito in modo legittimo».

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