Durnwalder: «Lascio ma Arno andrà forte»

Ultima conferenza a Falzes da governatore: «Kompatscher vale 76 mila voti Italiani troppo divisi: bene il Pd, ma anche Scelta civica qui è autonomista»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Dopo 24 anni si può cedere lo scettro. «Non me ne vado offeso. Nella vita bisogna lasciare andare le cose e sono orgoglioso di quanto ho fatto». 16 agosto a Falzes. Il presidente provinciale Luis Durnwalder apre le porte della sua villa per la tradizionale conferenza stampa di metà estate. Questa volta però l’incontro con i media altoatesini, tirolesi e trentini ha il sapore degli eventi speciali. È stata la sua ultima conferenza stampa estiva come governatore. Resterà in carica fino a dopo ottobre, ma Durnwalder non si candida e cede il testimone al successore designato Arno Kompatscher. «Non voglio fare il bilancio della mia attività, c’è ancora lavoro da fare», esordisce Durnwalder (71 anni, diventato governatore a 47 anni). Ma come ovvio si finirà per parlare anche dei successi e degli errori, dei rapporti con il partito, dei pronostici sulle elezioni, del suo futuro.

Elegante in pantaloni blu e giacca verde (rivisitazione contemporanea di giacca tradizionale), Durnwalder accoglie i giornalisti con la compagna Angelika (sì, si sposeranno presto) e la figlia Greta (4 anni) ormai cresciuta. È rilassato, ci tiene a mostrarsi pacificato con il congedo dalla politica attiva, «arriva per tutti il tempo di lasciare», anche se qualche sassolino dalle scarpe se lo toglie. Altrimenti non sarebbe Durnwalder. «Viene detto che in futuro si dovrà stare più a contatto con la base. Ma nessuno l’ha fatto più di me, che sto tra i cittadini dalle 6 a mezzanotte».

Il successore. Per anni Durnwalder ha dribblato le domande sul possibile successore con il tormentone «tante stelle nel cielo, ma nessuna brilla più delle altre». Adesso la stella è stata scelta, si chiama Kompatscher e Durnwalder lo incorona così: «Ha tutte le qualità morali e politiche necessarie, ed è anche di bella presenza. Potrà fare buone scelte per la giunta e credo che avrà la forza di portare avanti il programma». Gli pronostica un successo elettorale: «Credo che arriverà a 76 mila preferenze, come me la prima volta che mi candidai presidente. Magnago arrivò al massimo a 74 mila preferenze». Al culmine della carriera Durnwalder è arrivato a 100 mila preferenze, l’ultima volta, con la Svp in flessione, a 97 mila. Un tesoretto troppo importante per la Svp, che chiederà a re Luis di dare una mano in campagna elettorale. «Sono a disposizione del partito. Se mi chiederanno qualcosa, ci sarò. Se non chiederanno, non mi offenderò». Le previsioni sulle elezioni sono buone: «La Svp non perderà la maggioranza assoluta... Non solo per le sue virtù, anche perché questo offre il mercato...». Ribadisce la necessità del ticket di Kompatscher con l’Obmann Richard Theiner: «Stimo molto anche Theiner, che ha fatto molto per il partito. Sarei contento se per le elezioni candidato presidente e Obmann si presentassero come team». E ancora: «Chi arriva risolverà i problemi con il proprio stile. Lascerà ciò che gli piace e il resto lo cambierà. Potrà intervenire anche sui collaboratori». Riferimento non casuale: a Palazzo Widmann sono già in corso alcuni spostamenti tra uffici.

Italiani divisi. La frantumazione del gruppo italiano è un problema anche per la Svp, sottolinea. «Per le prossime provinciali non sarebbe male se il nostro partner di coalizione oltre ad essere autonomista rappresentasse la maggioranza del gruppo italiano». Terremoti di giunta non ne prevede: «Dal dopoguerra abbiamo sempre governato con il centrosinistra. Anche ora con il Pd si lavora bene». Aggiunge l’apprezzamento per i «montiani» locali, cioè Scelta civica: «Hanno candidati autonomisti, anche con loro credo che si potrebbe collaborare». Sulla scelta montiana dell’amico Lorenzo Dellai:«Nessuno come lui, autonomista al 100%, si è lamentato per gli attacchi del governo Monti alla specialità. Avrà pensato di poter condizionare le cose dall’interno».

Italiani in lista. Mai dire mai. «Credo che in futuro parleremo di sudtirolesi di lingua tedesca, ladina e italiana. Di fronte alla condivisione dei valori, credo che si potrà pensare anche alla presenza di italiani nella lista». Anche di mistilingui. «Con Elena Artioli avevamo iniziato. Certo la Svp resterà sempre il partito che difende la minoranza tedesca e ladina».

Il Nobel mancato. È stato un accentratore. Adesso ci scherza: «Non credo mi daranno il Nobel per la democrazia. Ho parlato con tutti, ma dopo ho saputo decidere e accollarmene la responsabilità. Non credo che democrazia sia indire un referendum su ogni scelta, ma riconosco che su progetti come l’aeroporto confrontarci di più ci avrebbe risparmiato tutte queste contestazioni».

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