L'INTERVISTA

Ebner (Camera di Commercio): "Le infrastrutture ci penalizzano"

Il rilancio dell'Alto Adige passa attraverso la terza corsia, un aeroporto efficiente e il tunnel del Brennero. Ma serve anche più innovazione e meno burocrazia



Presidente Ebner, l’economia altoatesina si sta riprendendo?
 
«Stiamo meglio dei nostri vicini, ma peggio di quello che auspichiamo. Per fortuna rispetto ad altre realtà la nostra autonomia ci permette di reagire prima e meglio».
 La Provincia ha fatto tutto il possibile?
 
«La Provincia ha lavorato bene, ma non è riuscita a spiegarlo in modo abbastanza chiaro. Però adesso è arrivato il momento di cambiare mentalità».
 È quello che ha detto anche il presidente di Assoimprenditori Oberrauch. Cosa intende per cambio di mentalità?
 
«Oggi per qualsiasi cosa si chiede l’intervento pubblico. Al centro non c’è più il singolo, si cerca sempre di delegare le proprie responsabilità al pubblico. Questo però è sbagliato: la nostra società non deve essere completamente assistita, serve molta più autogestione».
 Quindi serve più libertà di manovra per imprese e privati?
 
«Non sono per un liberalismo sfrenato. Non siamo tutti campioni olimpici, nella nostra società ci sono anche dei perdenti e dobbiamo vedere anche loro. Un’economia che guarda al sociale è giusta, ma una certa deregulation è necessaria. Da una parte l’ente pubblico deve privatizzare quello che non è necessario, dall’altra la popolazione deve rispondere assumendosi più responsabilità».
 La Provincia sembra andare nella direzione opposta: gli enti si moltiplicano e il ruolo come imprenditore è sempre più forte...
 
«Partiamo dal primo aspetto. È vero, abbiamo il Tis, l’Eurac, l’università, il centro ricerca Laimburg. Idee tutte positive, ma ora devono iniziare a convergere. In un periodo di ridimensionamento delle risorse è necessario trovare dei momenti di coesione».
 La Provincia imprenditrice: l’ultimo esempio è quello dell’energia...
 
«La creazione della Sel è stata una scelta giusta. La Provincia però deve capire che i vantaggi devono essere di tutti, compresi i comuni e la popolazione. Non deve decidere la giunta da sola».
 Altro punto di scontro è l’aeroporto. In queste condizioni serve davvero all’economia?
 
«A lungo andare non si potrà continuare così. O lo si fa funzionare come si deve, anche senza grossi interventi, o ci si continuerà sempre a dividere per questa struttura».
 Una struttura che serve?
 
«Assolutamente sì. Penso alla MeBo, alle tante polemiche dell’epoca. E oggi nessuno potrebbe immaginarsi una viabilità senza la superstrada Bolzano-Merano. Stessa cosa per il tunnel del Brennero. In tutta Europa ci invidiano un’opera all’avanguardia, qui parti della popolazione la contesta per un impatto ambientale non grave e comunque temporaneo».
 Quanto soffre l’Alto Adige per colpa del ritardo nelle infrastrutture?
 
«Siamo molto svantaggiati, a livello europeo siamo al 149º posto su 192 regioni. Ma la raggiungibilità è tutto. Chi dice di no a certi interventi fa solo una battaglia politica, ma il buon senso ci dice che sono necessari. L’A22 è un collo di bottiglia: il giorno in cui i turisti dovranno aspettare troppo a lungo in coda, non arriveranno più. E con le merci sarà lo stesso. Giustamente chiediamo che le strade arrivino fino all’ultimo dei nostri masi, come possiamo pensare di non far defluire merci e turisti attraverso un’autostrada che funziona? In questo senso la terza corsia è necessaria».
 Semplificazione burocratica: lei ha più di trent’anni di esperienza politica alle spalle, crede che si possa davvero snellire la macchina amministrativa?
 
«Sì, ma servono scelte coraggiose. Quando un paziente ha una malattia grave, non lo si cura con l’aspirina. Qui va fatto lo stesso discorso. Non basta qualche taglio qua e là, bisogna intervenire con l’ascia. La vera rivoluzione si chiama silenzio-assenso. Solo così si possono ridurre i tempi e dare delle risposte certe agli imprenditori».
 Innovazione ed export: come recuperare?
 
«Puntando sulla cooperazione tra le imprese. È questo che chiede alle nostre aziende: essere meno individualiste e cercare i punti di contatto. Noi come Camera di commercio quest’anno punteremo moltissimo su questo aspetto».













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